
“Non mangiamo da 5 giorni”, drammatico appello video dei migranti bloccati sulla piattaforma petrolifera

“Aiutateci o faremo la fine degli altri”, è il drammatico appello video lanciato dal gruppo di 32 migranti che da giorni è bloccato sulla piattaforma petrolifera Miskar nel mare Mediterraneo, in acque internazionali, senza nessun tipo di soccorso o assistenza. “Non mangiamo da 5 giorni e stiamo morendo di freddo”, spiega uno di loro in un video girato sulla struttura col cellulare e diffuso dalla Ong Mediterranea Saving Humans
Nel filmato, di circa quaranta secondi, si vedono numerose persone distese a terra distrutte dal freddo e dalla fatica di un viaggio in mare difficile e pericoloso, partito dalle coste nord africane per raggiungere l’Europa ma che si è interrotto sulla piattaforma petrolifera. Qui sono arrivati trascinati dalla corrente dopo che il gommone su cui viaggiavano si è guastato andando alla deriva.

“Siamo partiti dalla Libia e sono 5 giorni che siamo in mare. Siamo in pericolo, abbiamo fame e freddo e ci sono malati” riferisce uno dei migranti a bordo. Poi l’appello disperato: “Se potete venite ad aiutarci o faremo la fine degli altri, da qui non abbiamo via di uscita, abbiamo fame e stiamo morendo di freddo”.
A bordo della piattaforma che è al largo delle coste tunisine, nel Mediterraneo centrale, da giorni si trovano 32 persone tra donne, uomini e bambini, in fuga dalla Libia. “Le persone sono in contatto fin dall’inizio con Alarm Phone che, da giorni, ha informato costantemente le Autorità italiane e maltesi della situazione. Le piattaforme sono state anche monitorate domenica e ieri dall’aereo civile Seabird di Sea-Watch” spiegano dalla Ong Mediterranea, ma finora non è arrivato nessun soccorso.

“Una persona risulta già deceduta e molte fra di loro stanno male: non hanno acqua né cibo, sono esposti alle intemperie di un mare in burrasca. Non si può perdere altro tempo! Chiediamo che ci sia un intervento immediato di soccorso da parte delle Autorità Europee. La piattaforma si trova infatti a poche decine di miglia dalla zona SAR di Malta e dall’isola di Lampedusa” aggiungo dalla Ong, concludendo: “I militari tunisini hanno finora mancato di portare assistenza ai naufraghi e in ogni caso queste persone non devono essere deportate verso la Tunisia, che non è un Paese sicuro”.