“Non hanno partecipato a strage, volevano chiamare i soccorsi”: parla l’avvocato della coppia di Altavilla
A quasi un mese di distanza dal primo colloquioavuto con l'altro loro difensore, Marco Rocca, i coniugi Massimo Carandente e Sabrina Fina, accusati insieme a Giovanni Barreca e alla figlia 17enne di aver ucciso Antonella Salamone, Kevin ed Emmanuel Barreca, di 16 e 4 anni, hanno parlato con l'avvocato Salvatore Cusmano.
"Oggi ho avuto modo di vedere sia il marito che la moglie ed è stato un lungo colloquio in cui hanno ricostruito tutti i fatti. Si dichiarano sempre innocenti, con riferimento ai capi d'imputazione che vengono contestati. Hanno manifestato la volontà di essere sentiti dall'autorità giudiziaria per poter effettivamente ricostruire i fatti, che non sono quelli ricostruiti dai Barreca", ha detto il legale, intervistato durante la trasmissione Rai Ore 14.
Come spiegato dall'avvocato, le due ricostruzioni sarebbero diametralmente opposte, mentre il racconto di entrambi coinciderebbe alla perfezione. I due non negherebbero la loro presenza nella casa della strage di Altavilla, ma di non aver commesso gli omicidi. Avrebbero detto inoltre di aver voluto chiedere aiuto durante i momenti in cui si consumava la tragica fine delle tre vittime, ma che qualcuno avrebbe impedito loro di farlo.
"Dicono di non aver mai partecipato in concorso agli omicidi di Antonella Salamone, di Kevin e del piccolo Emmanuel. Hanno confermato e urlato con forza la loro totale estraneità ai fatti. Li ho trovati provati da un mese di carcerazione, sono attualmente in isolamento. Carandente ha avuto anche un malore negli ultimi giorni e si trova quindi in degenza nel carcere Pagliarelli. Loro sperano di poter uscire presto", dice ancora Cusmano.
Il legale ha fornito anche una descrizione dei suoi due assistiti: "Sono persone pacate, molto credenti, di fede evangelista. Hanno pregato il Signore anche durante il colloquio. Il signor Carandente è un uomo alto e molto magro, ha diverse patologie, quindi mi viene difficile pensare che possa aver fatto sevizie e torture perché fisicamente non avrebbe le possibilità di aggredire qualcuno e di percuoterlo con qualcosa. Non li definirei fanatici, ma soltanto credenti".
Durante il colloquio sono emersi particolari anche sui rapporti tra la coppia e i Barreca, e quelli tra i membri del nucleo familiare. "Loro mi hanno riferito che c'era tanto odio fra i comparenti. Kevin e Miriam non avevano un ottimo rapporto con la madre e con il padre, l'aria era molto tesa in quell'abitazione. La ragazza non vedeva l'ora di scappare da quella famiglia, una volta raggiunta la maggiore età, così come Kevin. Queste sono confidenze che i minori hanno fatto alla signora Sabrina".
I due hanno poi spiegato di essere intervenuti su richiesta della famiglia stessa e di aver organizzato veglie di preghiera, definite da Carandente e Fina come "un modo per supportare la famiglia". Come spiega sempre l'avvocato Cusmano, l'uomo e la donna "facevano parte di diverse comunità a Palermo, parliamo sempre di evangelisti, con altri ‘fratelli' si riunivano e pregavano".