“Non fu colpa del vaccino, ma dell’anamnesi del medico”, così è morta la prof Cinzia
Ci sarebbe un errore di valutazione dei fattori di rischio della somministrazione del vaccino anti Covid da parte del medico vaccinatore alla base della tragedia che lo scorso 28 marzo, a distanza di diciassette giorni dall'inoculazione della prima dose di AstraZeneca, ha visto vittima l'insegnante Cinzia Pennino, la professoressa dell'istituto Don Bosco di Palermo. Il dato emergerebbe dall'autopsia eseguita sul corpo della 46enne (la relazione è stata depositata qualche giorno fa) e ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati per omicidio colposo proprio del medico vaccinatore, V. F. L'indagine è coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dalla sostituta Giorgia Spiri. Le indagini sono state delegate agli investigatori del commissariato Oreto.
Il caso di Cinzia Pennino
Era stata la famiglia assistita dagli avvocati la penalista Raffaella Geraci ed il civilista Alessandro Palmigiano a presentare denuncia per verificare l'eventualità di un rapporto tra il decesso della donna e il vaccino. Cinzia Pennino era stata vaccinata l'11 marzo nell'hub della Fiera del Mediterraneo. A distanza di due settimane aveva iniziato a lamentare dolori allo stomaco. Al pronto soccorso del Buccheri La Ferla con una Tac era stata scoperta la trombosi addominale e si era deciso il trasferimento al reparto di Ematologia del Policlinico. Poi il ricovero in terapia intensiva, dove è morta il 28 marzo.
La ricostruzione della procura
Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e del sostituto Giorgia Spiri, che hanno affidato gli accertamenti sulla salma al medico legale Antonietta Argo, viste le condizioni fisiche della donna – soffriva di obesità – durante l'anamnesi il medico avrebbe dovuto seguire con attenzione le linee guida dell'Istituto Superiore di Sanità, che indicavano proprio l'obesità tra i fattori di rischio per eventuali effetti avversi alla vaccinazione con AstraZeneca e che consigliavano di non somministrarlo in questi casi. Ed è proprio ciò che l'indagato – secondo la procura – avrebbe dovuto fare: non vaccinare la paziente. C'è peraltro da dire che 4 giorni prima – era il 7 marzo 2021 – la donna si era presentata sempre presso lo stesso hub vaccinale per farsi inoculare il vaccino all'epoca somministrato agli insegnanti, ma in questa prima occasione il vaccinatore aveva deciso di non procedere con l'iniezione e di rimandare la 46enne a casa, come risulta dall'esposto della famiglia.
Il medico non avrebbe dovuto vaccinare la paziente
L'accusa ritiene, in altre parole, che con la giusta anamnesi probabilmente l'insegnante palermitana avrebbe potuto salvarsi. Dall'indagine – scaturita dopo la denuncia della famiglia della vittima, difesa dal penalista Luigi Miceli Tagliavia e dal civilista Alessandro Palmigiano – non emergerebbero quindi "responsabilità" diretta del vaccino Astrazeneca in sé, ma piuttosto di un suo uso improprio. Il medico indagato è assistito dall'avvocato Dario Gallo, che rimarca come "noi per primi abbiamo interesse a che questa vicenda venga risolta e siamo a completa disposizione della magistratura per accertare la verità". Nei prossimi giorni sarà interrogato dai pm.