Quando ho visto il video con cui Emma Marrone ha risposto ai commenti di Davide Maggio sulle sue gambe, ho espresso come molte persone la mia solidarietà alla cantante. Poi però, lo confesso, sono andata a controllarmi le cosce, una cosa abbastanza insolita per me che da qualche anno ormai non mi guardo più allo specchio senza vestiti. Dopo i trent’anni il mio corpo ha iniziato a cambiare, i tessuti si sono fatti molli, il seno ha perso tonicità, i fianchi si sono allargati; sono stata sempre attenta a quello che mangio e nei momenti più complicati della mia vita, l’insicurezza mi ha portato a non mangiare o ad assumere abitudini alimentari malsane. Sono magra, lo so, lo sono sempre stata anche perché sono abituata a non mangiare e a mangiare poco per il discorso di cui sopra, e forse per questo non riesco ad accettare i cambiamenti che mi si stanno verificando addosso. Non passo più la crema idratante dopo la doccia perché questo significa toccare le parti del mio corpo che non mi piacciono, a volte mi limito a passare il prodotto in maniera sbrigativa, con l’accappatoio addosso anche d’estate, lontana dallo specchio, cercando di non soffermarmi troppo sui punti critici.
Vi racconto tutto questo perché credo che molte e molti di noi davanti alle parole di Davide Maggio sotto sotto hanno pensato che aveva ragione. Perché il suo non è il prodotto della mente di uno squilibrato, semmai tutto il contrario: sono pensieri comuni, ovvi, talmente comuni e ovvi che ognuna e ognuno di noi è abituato a formularli almeno col pensiero, tantissimi poi li esprimono ad alta voce o ne lasciano traccia sui social.
In queste ore molte persone stanno invitando soprattutto le ragazze a fregarsene di giudizi come quello che Maggio ha dato a Emma Marrone e anche Antonella Clerici ha aperto una puntata del suo programma con un accorato appello alle donne, soprattutto alle giovanissime, chiedendo loro di accettarsi nella loro unicità.
Sono sicura che questi appelli siano mossi dalle migliori intenzioni, mi chiedo solo se non stiamo perdendo di vista il vero punto della questione. Chiediamo alle donne, alle adolescenti, ai soggetti più fragili e marginalizzati di scacciare via i brutti pensieri, di ignorare i commenti, di soprassedere sui giudizi, come se il problema stia nel fatto che queste persone soffrano e non che qualcuno causi loro questa sofferenza. Col risultato paradossale che chi in quel momento sta soffrendo si sente anche in colpa per il fatto di dare peso a quei giudizi.
Ci ho pensato dopo aver visto un episodio della serie Euphoria. Il personaggio interpretato da Barbie Ferreira è in camera sua a riflettere sui problemi che in quel momento sta vivendo la sua relazione e mentre scrolla Instagram dal suo smartphone, all’improvviso tutte le influencer del suo feed si materializzano nella sua stanza: c’è la guru del fitness, quella della body positivity, la mamma impegnata nel sociale, l’attivista dei diritti civili, tutte iniziano a dirle di lasciar perdere le sue insicurezze, che deve sentirsi bellissima, che non ha niente che non va. Il personaggio di Ferreira tenta qualche debole protesta ma a quel punto le influencer le saltano addosso urlandone “Love yourself!”, allora lei si divincola dalla morsa, cerca di protestare, ma quelle non ne vogliono sapere e continuano a urlare: love yourself!
Forse, anziché dirci di amarci e di fregarsene del giudizio altrui, dovremmo spostare l’attenzione su chi ne fa uso e ricordare a noi stessi e agli altri che ogni commento non richiesto sui nostri corpi è un tentativo di esercitare il controllo su di noi. Lo spiega bene la scrittrice e studiosa Carolina Capria in un saggio Campo di Battaglia: attraverso numerosi esempi, Capria dimostra che nei secoli i corpi delle donne sono stati oggetto di controllo da parte degli uomini col preciso scopo di relegarle in una posizione di subalternità. Oltre alla violenza e ai dogmi teologici, anche la costruzioni di canoni estetici o morali inarrivabili sono serviti a soggiogare le donne. Un tipo di controllo analogo si può trovare nei sistemi oppressivi ma anche seppur in grado diverso anche nelle società più libere ed evolute.
Il commento di Davide Maggio è solo l’ultimo esempio in ordine di tempo e se ne stiamo parlando è proprio perché la persona colpita da quelle frasi non si è voltata dall’altra parte ma ha deciso di parlarne apertamente. Emma Marrone lo ha fatto prima di tutto perché è una persona sensibile e attenta alle questioni di genere, ma anche perché è in una posizione di potere che si è guadagnata con impegno, talento e dedizione, e questo le ha permesso di controbattere a viso aperto con una persona influente. Purtroppo non tutte possono farlo (basti pensare, solo per fare un esempio, a chi riceve un commento sgradevole dal proprio capo, a chi non ha tutele, a chi è sotto ricatto). Ma se le cose cambiano è perché qualcuno sceglie di combattere le ingiustizie anziché farsi scivolare tutto addosso, per cui no, non siamo noi a dovercene fregare, è chi parla a sproposito a dover chiudere la bocca.