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“Non dimenticate Camilla”, la cagnolina eroe di Amatrice

Nicola Ronga, pompiere precario e conduttore della coraggiosa cagnolina, chiede che Camilla non venga dimenticata: “Ha salvato tante vite ed è morta in servizio”.
A cura di G. L.
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Nella mente di Nicola rimarranno impressi per sempre i tanti momenti difficili passati insieme. La disarmante distruzione di Amatrice, la valanga di fango e l’alluvione di Genova, il crollo della palazzina di Arnasco e le tante ore passate nei boschi alla ricerca di chi si era perso sono solo alcuni dei tanti interventi svolti insieme dai due. Situazioni difficili, in cui il fiuto e il coraggio di Camilla si sono rivelati come un faro in mezzo al mare nella più oscura delle notti più di una volta.

“Era un’amica, più che una collega”

Camilla in fase di addestramento
Camilla in fase di addestramento

Per Nicola Ronga, Vigile del Fuoco precario e conduttore del border collie che ha salvato tante vite, la morte di Camilla è stata come perdere qualcuno di famiglia: “A caldo è stato tremendo: ho versato tutte le lacrime che avevo in corpo – ammette sinceramente – Poi, pensandoci, mi sono reso conto in fondo è il rischio che accettiamo di assumerci ogni volta che usciamo per un intervento”.

Pura e semplice verità che non basta a comprendere il legame speciale che c’era tra Camilla e Nicola: “Nei Vigili del Fuoco i cani ce li scegliamo, li compriamo e li manteniamo finché non sono operativi”. In sostanza, i cani sono molto più di uno strumento di lavoro: “Li curiamo noi se non stanno bene, la notte dormono a casa nostra e ce li portiamo in vacanza”. I cani-pompiere, infatti, non possono essere lasciati ad altre persone, “dato che hanno un certo regime educativo da seguire”.

Un addestramento lungo una vita

L’addestramento di Camilla non è stato un semplice compito d’ordinanza, come lasciano intendere le poche ma chiarissime parole di Ronga: “Per me non era un cane, era la mia famiglia”. Il cane pompiere e il suo conduttore, infatti, vivevano insieme da ben otto anni: “L’ho presa che avevo 22 o 23 anni, quando sono andato via di casa, e siamo andati a vivere io e lei – racconta il padrone di Camilla – Non l’ho mai abbandonata per andarmi a divertire. È sempre stata con me”.

Negli anni, Ronga ha dovuto fare molte rinunce per Camilla perché l’addestramento è un lavoro a tempo pieno anche quando si è precari come Nicola, trovatosi a dover fare “i salti mortali” per riuscire a “mantenere gli impegni cui sono obbligate le unità cinofile”, convocate solo per gli addestramenti e per gli interventi dove sono necessarie.

La tragica fine

Nicola Ronga e Camilla
Nicola Ronga e Camilla

Camilla aveva oramai otto anni e “sarebbe andata in pensione nel giro di un anno e mezzo”. Motivo per cui Ronga aveva già preso un altro cucciolo, anche lui tenuto in casa. Chiaramente, l’addestramento richiede anni e viene eseguito in siti specifici come i “campi macerie fatti appositamente per addestrare i cani a sostenere gli interventi sui crolli – spiega Ronga – Poi, nei boschi gli insegniamo a compiere ricerche in superficie” come quella che stava eseguendo Camilla quando, a causa del terreno impervio, è stata vittima di una brutta caduta.

“Se avesse preso una botta forte, l’avrei portata immediatamente dal veterinario – racconta Nicola – Invece, in confronto a tutte le altre cadute che ha preso questa era come una storta, una cosa da niente”, motivo per cui “Non ci ha preoccupato minimamente”. Camilla era tornata immediatamente operativa subito dopo l’urto e soltanto a distanza di quattro giorni quella lesione interna si è rivelata fatale.

“Sarebbe bello ricordarla con una cerimonia”

In questi giorni si è parlato tanto di Camilla sui giornali e sui social network, a dimostrazione di quanto le persone si fossero affezionate all’eroina a quattro zampe. “Non cercavo questa notorietà: vederla dappertutto mi ha straziato il cuore – dichiara Ronga con tono sincero – però, capisco che, avendo rischiato la vita per le persone, sia giusto renderle onore in questo modo: è giusto che la gente la ricordi”. Al momento, non è stata organizzata nessuna cerimonia ufficiale, anche se, nei prossimi giorni, i colleghi del nucleo della Liguria si riuniranno nei boschi dove Camilla era stata addestrata per darle l’ultimo saluto.

Ma Ronga non si arrende: “Voglio che venga ricordata perché è morta in servizio: in quel momento era un vigile del fuoco a tutti gli effetti”, ragion per cui “sarebbe bello se ci fosse un ricordo di lei in caserma per tutte le persone che ha portato a casa in questi anni”. Camilla “ha il diritto di essere ricordata come chi svolge il proprio lavoro con coraggio e passione”, conclude Ronga.

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