“Non ci si abitua mai a recuperare cadaveri”: a Fanpage i soccorritori nell’alluvione in Emilia Romagna
“Ci siamo immediatamente diretti verso Forlì, non mi ricordo nemmeno quanti giorni fa fossero, ho perso completamente la cognizione del tempo”. Comincia così la testimonianza che Maurizio Gargiulo, comandante del Nucleo Carabinieri Subacquei di Genova, affida a Fanpage.it.
La sua squadra è stata tra le prime ad accorrere da fuori regione, nella notte tra martedì e mercoledì, per prendere parte alle operazioni di soccorso e salvataggio dopo la terribile alluvione che ha travolto l’Emilia Romagna in questi giorni. “Siamo arrivati verso le 3 di notte e ci siamo messi subito a lavoro, non c’era assolutamente tempo da perdere”.
Erano infatti già cominciate ad arrivare numerose segnalazioni di dispersi, e il maltempo non accennava a smettere. L’acqua in alcuni punti superava i due metri, il paesaggio completamente irriconoscibile con strade, macchine, portoni inghiottiti da questo mare scuro.
“Ci è arrivata una chiamata da parte di una donna che era riuscita a scappare all’ultimo momento al primo piano del proprio condominio, a casa dei vicini – continua Gargiulo, la voce che si fa ancor più cupa – era disperata perché il marito non era riuscito a salire con lei e non riusciva a contattarlo”.
La coppia abitava in un appartamento al piano terra del palazzo, alcune delle stanze erano sotto il livello della strada. “È stato molto difficile entrare, abbiamo dovuto sfondare una finestra. L’acqua era arrivata a meno di dieci centimetri dal soffitto. È stata una scena davvero tragica, non abbiamo potuto far altro che constatare la morte dell’uomo”.
Nel giro di poco tempo, in quelle ore buie e frenetiche, la squadra ligure dei sommozzatori è stata chiamata in un’altra direzione: alcuni vicini avevano sentito delle grida di aiuto provenire dal basso, ma poi più nulla. “Era una giovane coppia, sulla cinquantina, il locale completamente allagato. Non sono riusciti a scappare, purtroppo, e sono morti entrambi”.
Gargiulo fa questo lavoro da molti anni, non è sicuramente nuovo a episodi simili, ma ogni volta è come fosse la prima, ogni volta è un colpo emotivamente duro da affrontare: “L’immagine più drammatica è vedere i vicini affacciati alla finestra – gli stessi vicini che probabilmente hanno inviato la segnalazione, e che quindi probabilmente conoscono le persone che abitano al piano di sotto – che aspettano in ansia noi che usciamo dalle abitazioni allagate. Le loro facce quando ci hanno visti uscire, con il corpo, non le scorderò mai”.
“È dolorosissimo vedere la disperazione dei familiari, là davanti, è emotivamente difficile da gestire. Sono cose che, nonostante gli anni di servizio, colpiscono sempre: è come se vedessi un parente, ogni volta”.
A poca distanza da Forlì, a Faenza, è accorso anche il Reparto Speciale dei Carabinieri Subacquei di Pescara. La squadra composta da cinque persone è arrivata mercoledì sera, e anche in quel caso non c’è stato tempo per ambientarsi: fin da subito operativi, i militari hanno lavorato senza sosta oltre le tre del mattino, per cercare di evacuare quanta più gente possibile.
“Ci addentravamo con il gommone da 4 metri nei meandri delle case completamente allagate – racconta a Fanpage.it il luogotenente Adorante, del Nucleo di Pescara – cercando di mettere al sicuro più persone possibile”. Le richieste di aiuto erano talmente tante che i soccorritori hanno dovuto compiere delle scelte, potendo portare un massimo di sei persone alla volta.
“Le comunicazioni andavano a rilento, abbiamo cercato di portare fuori le persone che si trovavano ai primi piani delle case, ma allo stesso tempo tenevamo le orecchie aperte per sentire eventuali richiami mentre pattugliavamo sott’acqua”.
“Il secondo giorno abbiamo soccorso una dolce nonnina di 96 anni: era vedova da qualche mese e viveva ormai da sola. La sua presenza c’è stata segnalata da alcuni vicini e noi siamo accorsi per portarla all’asciutto. L’abbiamo fatta scendere in braccio dal primo piano: due soccorritori hanno incrociato le braccia creando una sorta di sedia, e così l’abbiamo portata fuori di casa”.
La signora, ricorda il luogotenente, non la smetteva di ringraziare, mostrava una profonda gratitudine: “È stata una sensazione bellissima incrociare lo sguardo di una persona così anziana e lucida, che si aggrappa così alle speranze dei propri soccorritori”.
“Non scorderò mai gli occhi spauriti delle persone, soprattutto degli anziani. Quelli che mi hanno circondato in questi giorni sono sguardi smarriti, ma che mantengono una profonda dignità e compostezza. In loro coesistono dignità, disperazione e rabbia”.