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Covid 19

“Noi studenti Erasmus dobbiamo restare dove siamo: tornare in Italia ora è troppo rischioso”

Scrivono a Fanpage due studentesse in Erasmus a Madrid, città tra le più colpite al mondo dal Coronavirus. Carlotta e Alessia non condividono le accuse dei loro colleghi bloccati a Barcellona contro lo Stato italiano: “In questo momento è molto più sicuro stare dove si è. Noi abbiamo avuto assistenza, non ci sentiamo abbandonate”.
A cura di Giorgio Scura
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Riceviamo e pubblichiamo:

Salve, siamo Carlotta Di Gennaro (Padova, Maastricht University) e Alessia Iavarone (Caserta, Università degli Studi di Napoli – Federico II), due studentesse italiane che attualmente si trovano in Erasmus a Madrid, focolaio spagnolo del coronavirus.

Ieri sera abbiamo visto il video diventato virale dei nostri colleghi a Barcellona mentre provavano ad imbarcarsi sull'ultima nave per Civitavecchia. Inevitabilmente ci siamo sentite prese in causa ed è questo il motivo per il quale oggi abbiamo deciso di scrivervi.

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La cosa che più di ogni altra ci ha scosse è stato il tono accusatorio utilizzato dai ragazzi. Vorremmo far presente che qui nessuno ci ha abbandonati. Tutte le nostre università, comprese quelle ospitanti, si sono subito attivate per offrirci un aiuto e anche diverse alternative per rientrare in Italia quanto prima, almeno nei giorni precedenti alla dichiarazione del completo stato di allarme in Spagna.

Nelle scorse due settimane i voli e gli spostamenti in nave per l'Italia sono stati garantiti dall'Unità di Crisi della Farnesina al fine di permettere a chi volesse di tornare a casa. I mezzi c'erano, era necessario soltanto muoversi quanto prima. Capiamo che questa non è una situazione facile da gestire. Fino a qualche giorno fa eravamo anche noi in preda al panico e, soprattutto, in bilico tra il restare e il rientrare.

Ci siamo però rese conto che in una situazione così grande, più grande di noi, la cosa più sensata era sedersi e respirare. Così, la scelta di star ferme dove siamo è diventata piuttosto chiara. Era risaputo che la situazione sarebbe peggiorata anche qui, così come sta accadendo in molte altre parti del mondo. La scelta di rientrare o meno in patria era una scelta del tutto personale. Le nostre università ci hanno suggerito di prendere la decisione nella maniera più consapevole possibile, in accordo con le nostre famiglie.

Molti di noi hanno scelto di restare qui pensando che fosse molto più sicuro limitare i nostri spostamenti, sia per noi stessi ma, soprattutto, per la salute dei nostri cari in Italia. Il pensiero di essere un portatore asintomatico del virus, o comunque di contrarlo durante gli spostamenti, ha spinto molti ragazzi Erasmus a pensarci due volte prima di mettere a rischio la propria salute e quella dei propri cari. Scriviamo questa lettera con l'intento di far sapere a voi e a chi leggerà che qui stiamo bene. Ci stiamo attenendo alle misure che sono state prese e stiamo seguendo tutte le indicazioni forniteci dal Governo spagnolo. Non è facile essere lontani e sappiamo benissimo che sarebbe stato molto più semplice affrontare tutto questo nella sicurezza delle mura di casa nostra.

Ma l'Erasmus è per definizione un'esperienza di crescita ed è soprattutto per questa ragione che siamo ancora qui. Sappiamo che, per quanto possa essere dura, ce la faremo. La soluzione è avere pazienza ed aspettare. Su questa barca ci siamo tutti. Non siamo solo noi Erasmus, ma di mezzo c'è tutto il mondo. Per noi l'unico vero e utile atto di solidarietà in questo momento è stare fermi dove ci si trova, in casa, nel rispetto degli altri.

Vogliamo ribadire che non ci sentiamo abbandonate, lo Stato non ci ha mai lasciate sole.

Teniamo duro, tutti insieme ce la faremo.

Grazie per l'attenzione,
Carlotta e Alessia.

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