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No all’attenuante della “tempesta emotiva”: condannato a 30 anni l’assassino di Olga Matei

Dopo più di quattro anni dal terribile omicidio è giunta la condanna definitiva a 30 anni per l’assassino di Olga Matei, l’allora fidanzato Michele Castaldo che nel 2016 strangolò la donna a Riccione. Nessun attenuante per l’uomo per nella prima sentenza d’appello ha visto la pena ridursi a 16 anni per una “soverchiante tempesta emotiva” causata dal suo vissuto: sentenza aspramente criticata che aveva portato a un appello bis.
A cura di Chiara Ammendola
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Condanna definitiva a 30 anni di carcere per Michele Castaldo, l'uomo che ha ucciso, strangolandola, la donna con cui aveva una relazione, Olga Matei: la quinta sezione penale della Cassazione nell'udienza tenutasi ieri pomeriggio ha infatti dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa contro la sentenza pronunciata in sede di appello bis dai giudici bolognesi nel luglio dello scorso anno.

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Il processo per il femminicidio di Olga Matei avvenuto nel 2016 a Riccione aveva suscitato scalpore dopo che nella sentenza di appello la Corte d'assise aveva quasi dimezzato la condanna al suo assassino, da 30 a 16 anni, valorizzando la perizia psichiatrica sull'imputato dalla quale era emersa una "soverchiante tempesta emotiva" causata dal vissuto dell'uomo. Un'attenuante poi non considerata nel processo d'appello bis tenutosi nel novembre del 2019 quando Michele Castaldo fu condannato a 30 anni. L’appello bis era stato disposto dopo l’annullamento da parte della Cassazione proprio della chiacchierata sentenza della Corte d'appello. Castaldo è tuttora detenuto nel carcere di Ferrara.

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L'omicidio di Olga dopo pochi mesi che si frequentavano

Il fatti avvennero a Riccione il 5 ottobre 2016. Olga e Michele si frequentavano da solo un mese quando l'uomo la strangolò a mani nude per motivi di gelosia. Subito dopo tentò il suicidio, come avrebbe fatto poi successivamente in carcere. La confessione immediata all'epoca e la scelta del rito abbreviato furono lette positivamente, così come la volontà di risarcire la figlia della vittima che, insieme allo stato emotivo alterato andarono a sommarsi come circostanze attenuanti. Dai 30 anni iniziali, la pena passò a 16, suscitando grandi polemiche e giustificando il ricorso in Cassazione. Ieri la sentenza definitiva per il femminicida di Olga Matei.

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