Nina, studentessa con sindrome di down, si diploma dopo la maturità negata. Il papà: “Istituzioni scomparse”

Un anno fa la Maturità negata perché “troppo stressante per lei”. Nina Sorrentino, 20enne con sindrome di Down, è riuscita a sostenere l’esame di Stato a Pescara, la città d’origine della madre. “Lei è contentissima ed ha ripreso fiducia, ma non è stato facile” commenta papà Alessandro.
A cura di Beppe Facchini
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Nina ce l'ha fatta. La giovane bolognese con sindrome di Down, alla quale l'anno scorso il suo liceo non aveva consentito l'ammissione agli esami di Stato, perché per lei sarebbe stato troppo stressante, si è diplomata. Voto: 75/100. E sempre in Scienze Umane. “75 è un bellissimo voto, no?” commenta il papà Alessandro Sorrentino, anche se per questioni di crediti pregressi la votazione finale sarebbe potuta essere più alta. Ma questa è un'altra storia, ammette anche suo padre. La gioia indescrivibile di Nina è certamente la cosa più importante. “Lei è contentissima – continua Alessandro-. È vero che ha ripreso fiducia. L'anno scorso ha avuto una mazzata non da poco”.

Dopo gli articoli di giornale sulla sua vicenda, un flash mob, la solidarietà anche di alcuni politici e la scuola, il Liceo Sabin, rimasto sulle sue scelte, nulla è cambiato. Anzi: “Nel caso di Nina noi il problema lo abbiamo risolto privatamente, nel senso di privati dell'appoggio delle istituzioni. Perché le istituzioni bolognesi e dell'Emilia-Romagna sono sparite. Solo il servizio di neuropsichiatria della Casa della Salute del Navile (quartiere bolognese, ndr) ha continuato a seguirla ed era favorevole l'anno scorso a che Nina sostenesse l'esame”. Alla fine, dopo l'estate passata a cercare soluzioni in zona, si è deciso di iscrivere la figlia al Liceo Paritario Major di Pescara, città d'origine di Francesca Valente, sua madre. “Lì ci sono i nonni, gli zii, i cugini – spiega ancora Alessandro- è un posto che conosce, ci andiamo spesso. Io sono di Taranto, ma sarebbe stato troppo lontano”.

Da tempo, alla vecchia scuola, i genitori di Nina avevano chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati (che alla fine del quinquennio fa ottenere solo un attestato di competenze) a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l'ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Considerata la chiusura da parte dell'istituto, Nina si è ritirata da scuola per evitare di dover poi ricominciare tutto daccapo. La scuola scelta e disponibile a definire tale progettualità, inoltre, è dello stesso indirizzo di quella precedente. “E prima di arrivare a definire un progetto per Nina, ci sono stati diversi incontri, col coinvolgimento anche del gruppo di lavoro, con dirigenti, insegnanti e professionisti, che da quattro anni la seguono per il suo iter scolastico”, continua papà Alessandro.

Un po' di lezioni online (cosa assolutamente prevista dalla legge, replica a qualche haters il padre di Nina) e la gran parte in presenza, con mamma Francesca che ha dovuto chiedere l'aspettativa di un anno dal lavoro, per seguirla e aiutarla. Decine e decine e ancora decine i viaggi su e giù da Bologna a Pescara. "Non è stato semplice" ricorda il papà. Ma lì, almeno, Nina non si è vista stravolgere la vita, continuando con le sue tante passioni e con la possibilità di mettersi alle spalle tutto quanto e guardare avanti, anche fra le vie della sua città.

Non è stata una cosa da poco, anche perché lei è cresciuta in un contesto in cui la diversità è più che altro un valore aggiunto: è così che abbiamo cresciuto le nostre figlie ed è quello che cerchiamo di far passare anche coi progetti che portiamo avanti entrambi, io e Francesca, sulla didattica inclusiva con le arti”, dice infine Alessandro. In tanti, assicura, lo hanno contattato in quest'ultimo anno, raccontando di situazioni simili o peggiori, dice. “C'è una discussione attorno a questi temi -conclude- quindi vuol dire che può diventare sempre più centrale nell'agenda politica. Diciamo che culturalmente ci dovremmo dotare di tutti quei mezzi che ci fanno ancora rimanere a livello mondiale un'eccellenza, cioè la legge sull'inclusione scolastica. Bisognerebbe riuscire a mettere in campo tutte quelle soluzioni che permettono una scuola inclusiva ma che per adesso rimangono per lo più sulla carta, mentre bisogna battersi come leoni perché vengano riconosciuti dei diritti sanciti dalla legge".

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