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Niente Maturità senza permesso di soggiorno, prof in coda con lei: “Con una persona bianca è più facile”

“Ogni volta che si presentava a fare la fila con suo padre veniva rimandata indietro per qualche problema non era mai riuscita ad accedere agli uffici” ha spiegato la docente torinese che alle 5 del mattino si è messa in coda con la 18enne nata in Italia ma di origini nigeriane.
A cura di Antonio Palma
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"È brutto ammetterlo ma le ho detto che forse vedendola con una persona di pelle bianca ci avrebbero fatto entrare" così la professoressa Rachela Baroni, docente di italiano e storia all'istituto enogastronomico “Beccari” di Torino ha spiegato perché si è messa in coda con una sua alunna 18enne di origini nigeriane per poterle fare avere in tempo il rinnovo del permesso di soggiorno senza il quale non può affrontare l'esame di maturità.

La giovane, nata in Italia ma ancora senza cittadinanza italiana, recentemente ha perso anche la madre e ha dimenticato di rinnovare in tempo il permesso. Per questo le cose si sono complicate. Ora deve rifare tutti i documenti da zero, questo però significa fare una lunga trafila tra uffici e Questura con lunghe code che rischiano di mettere a rischio sia la Maturità sia la richiesta di cittadinanza italiana che va chiesta tra i 18 e i 19 anni, come prevede la legge.

“Ogni volta che si presentava a fare la fila con suo padre veniva rimandata indietro per qualche problema non era mai riuscita ad accedere agli uffici e quindi a un certo punto le ho proposto di accompagnarla io" ha spiegato al Corriere della Sera la docente che lunedì 20 gennaio si è messa in coda alle 5 del mattino riuscendo infine a entrare in tarda mattinata per farsi spiegare il problema.

La scuola e la prof sono venute conoscenza dei problemi della giovane dopo la morte della madre. "Erano passati alcuni mesi e lei non stava bene. Così le abbiamo consigliato di andare dal medico, ma non l'aveva più", ha ricostruito la docente. Da allora è iniziata una lunga trafila tra uffici senza trovare una soluzione.  "Si sentiva precaria e impotente e quindi le ho proposto di accompagnarla" ha spiegato la prof.

"L’ho fatto per dare voce agli umili che non ne hanno. Come insegnante di tanti di questi ragazzi vorrei che ci mandassero degli esperti a spiegare loro come superare gli ostacoli burocratici che li separano dal riconoscimento della cittadinanza" ha concluso la professoressa.

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