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Nicoletta Polla Mattiot e il silenzio, l’autrice a Fanpage.it: “Vorrei leggere i temi dei maturandi”

Nicoletta Polla Mattiot è l’autrice di uno dei brani su cui i maturandi si sono confrontati nella prima prova scritta di oggi. Tema: il silenzio. L’autrice a Fanpage.it: “Per me il silenzio è un lusso e una conquista”.
A cura di Chiara Daffini
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"Riscoprire il silenzio. Arte, musica, poesia, natura fra ascolto e comunicazione" è il brano della scrittrice, giornalista e divulgatrice Nicoletta Polla Mattiot scelto per una delle sette tracce che i maturandi 2024 hanno svolto oggi, mercoledì 19 giugno, durante la prima prova scritta dell'esame di Stato. Fanpage.it ha sentito l'autrice al telefono per sapere come ha reagito a questa notizia del suo nome per il testo argomentativo/tipologia B.

"Sono felicissima – la risposta di Polla Mattiot – mi riempie di gioia sapere che ragazze e ragazzi della generazione Z abbiano avuto la possibilità di confrontarsi con questo tema".

Lei come ha scoperto il silenzio?

Me ne occupo da quasi trent’anni. Ho iniziato a studiarlo ai tempi della tesi a Torino, dove mi sono laureata in Retorica e tecnica della comunicazione. Il silenzio si insegnava già nelle scuole di retorica antiche come potente strumento di persuasione e già Quintiliano, nella sua Institutio Oratoria, spiega che chi vuole imparare a parlare bene, deve imparare a tacere bene".

Lei come avrebbe svolto il tema?

Partendo dal silenzio come scelta e non come imposizione. Siamo abituati a percepire il silenzio in senso coercitivo – Stai zitta! -, mentre il tema su cui ho focalizzato i miei studi è il silenzio come possibilità, come decisione di tacere anche quando si potrebbe parlare. Negli anni ho capito che la nostra società ha bisogno anche di questa vacanza dal rumore, che può diventare, di volta in volta, spazio di riflessione, ascolto, espressione delle emozioni autentiche".

Grazie ai social media tutti possono dire tutto.

"Ma possono anche scegliere di non farlo. La necessità del silenzio si avverte ancora di più nell'era del digitale, dove avere uno smartphone o un computer non necessariamente ci obbliga ad esprimere sempre un’opinione per validare la propria presenza nel mondo".

Secondo lei perché oggi il silenzio è così bistrattato?

"In parte perché fa paura e in parte perché lo sentiamo come distante dalla quotidianità. A me piace parlare non dei grandi silenzi, ma dei piccoli silenzi, delle pause che possono arricchire la vita di ogni giorno, aiutandoci a recuperare una dimensione di libertà e anche una maggiore spontaneità creativa. L’eccesso di sollecitazione e di rumore alla lunga rischia di ottundere la facoltà di scegliere, di pensare in modo autonomo e anche il diritto di distrarsi, di divagare, di vagabondare, di non avere una dimensione esclusivamente economica del nostro tempo e delle nostre vite".

Una ragazza oggi ci ha detto che si è piacevolmente stupita nel trovare questa traccia e che è stata contenta di aver avuto modo di riflettere sulle situazioni in cui è opportuno stare in silenzio. Secondo lei quali sono?

"Innanzitutto dobbiamo togliere aggettivi e verbi che rimandano all’imposizione. Non "si deve", non "bisogna", non "è opportuno" stare in silenzio, ma si può scegliere di tacere. Credo che una delle dimensioni in cui maggiormente il silenzio può giovare sia quella emotiva: dare spazio alle emozioni non necessariamente implica l’utilizzo della parola. Comunicano anche i gesti, gli sguardi e l’assenza di verbalità".

Le piacerebbe leggere i temi dei maturandi che hanno scelto la traccia sul silenzio?

"Sì, mi piacerebbe moltissimo. Insegno “Silenzio e comunicazione” ai ragazzi dell’Università Iulm di Milano e devo ammettere che ascoltare le loro riflessioni mi porta ogni volta a guardare un tema che analizzo da anni sotto nuovi punti di vista. Sarei curiosa di leggere le riflessioni dei diciottenni di oggi, cresciuti sicuramente con ancora meno silenzio rispetto alla mia generazione e a quelle successive".

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