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Neonato trovato morto nella culla termica a Bari, sabato i funerali: “Il Comune pagherà le spese”

Saranno sabato 18 gennaio i funerali del neonato trovato morto nella culla termica della Chiesa di San Giovanni Battista a Bari. La cerimonia sarà officiata nella cappella del cimitero del capoluogo pugliese. Il Comune sosterrà i costi del funerale. A promuovere l’iniziativa è stato il sindaco Vito Leccese.
A cura di Eleonora Panseri
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Saranno sabato 18 gennaio i funerali del neonato trovato morto nella culla termica della Chiesa di San Giovanni Battista a Bari. La cerimonia sarà officiata nella cappella del cimitero del capoluogo pugliese dall'arcivescovo di Bari-Bitonto Giuseppe Satriano.

Il Comune di Bari sosterrà i costi del funerale. A promuovere l'iniziativa è stato il sindaco Vito Leccese. L'amministrazione ha spiegato che "tutta la fase delle esequie sarà a carico del Comune", in assenza della famiglia del piccolo.

Intanto, le indagini per chiarire le esatte circostanze e le responsabilità della morte del piccolo vanno avanti. Dall'autopsia eseguita sul corpo del neonato, che aveva meno di un mese di vita, è emerso che verosimilmente il piccolo è morto per ipotermia.

Poco dopo il ritrovamento il parroco della Chiesa dove si trova la culla termica, don Antonio Ruccia, e il tecnico Vincenzo Nanocchio, che installò la culla nel 2014 e lo scorso 14 dicembre ne ha cambiato l'alimentatore dopo alcuni blackout, sono indagati per omicidio colposo.

La Procura, che sta coordinando le indagini, procede anche per il reato di abbandono di minori a carico di ignoti. Nei giorni scorsi sono state svolte alcune consulenze sulle apparecchiature del locale in cui è situata la culla termica della Chiesa.

Dagli accertamenti sarebbe emerso il mancato funzionamento del materassino della culla (chiamato ‘tappetino'), che avrebbe dovuto far attivare l'allarme telefonico collegato al cellulare del parroco una volta rilevato il peso del bambino, e anche del climatizzatore.

A causa di una perdita di gas, questo avrebbe emesso aria fredda e non calda una volta rilevata la presenza del bambino nella stanza in cui si trovava la culla. La pressione del climatizzatore sarebbe stata infatti più bassa rispetto a quanto necessario per permetterne il regolare funzionamento.

Durante gli accertamenti svolti dai tecnici della Procura, all'apparecchio sono state attaccate delle bombole per farlo arrivare alla pressione corretta e verificare l'emissione dell'aria calda.

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