Neonati morti a Parma, perché per la mamma 21enne serve il carcere: “Lucida, fredda e senza scrupoli”
"Estrema lucidità, inusitata freddezza esecutiva, sconcertante assenza di scrupoli o remore, apparente mancanza di qualunque ripensamento, oltre che di sfrontatezza, inaffidabilità totale nelle relazioni personali anche più intime, eccezionali capacità sia di nascondimento dei propri misfatti sia di mistificazione e dissimulazione, mancanza di partecipazione e di compassione".
Per questo il Tribunale del Riesame di Bologna ha accolto il ricorso della Procura di Parma contro la custodia cautelare ai domiciliari disposta del Gip per Chiara, la studentessa 21enne di Traversetolo indagata per duplice omicidio pluriaggravato e soppressione di cadaveri per aver dato alla luce due bambini e di averli sepolti nel giardino di casa, a distanza di un anno l'uno dall'altro.
È quanto si legge nelle motivazioni dello stesso Tribunale, che sono state appena rese note e depositate lo scorso 27 novembre, con le quali è stata disposta la custodia in carcere. In primis, i giudici hanno ritenuto che "la condotta di seppellimento del bambino nato l'8 agosto 2024 (che il Gip aveva qualificato come occultamento di cadavere) in realtà integra gli estremi del più grave reato di soppressione di cadavere". In particolare, viene riferita la risposta che la 21enne ha dato al pm che le contestava la ricerca fatta su internet il 7 agosto (“dopo quanto tempo puzza un cadavere”), subito dopo il parto. "L’avevo cercata per i cani, perché pensavo che potessero sentire l’odore e quindi tirarlo fuori. Io non l’avrei mai spostato da lì", espressione dalla quale il Collegio ha ricavato ulteriormente che la sua intenzione – per sua stessa ammissione – non era quello di occultare temporaneamente il corpicino, ma di sottrarlo in via definitiva alla scoperta, così come per altro era già successo un anno prima.
Chiara potrebbe, dunque, reiterare il reato e cioè uccidere ancora altri bimbi, si legge ancora nelle motivazioni del Tribunale del Riesame di Bologna. Secondo i giudici, Chiara non avrebbe "remore ad affrontare in modo analogo nuovi ostacoli al suo vivere serenamente che trovi insopportabili, al punto da farle usare violenza a chi vi si frapponga, considerato il disprezzo per la vita. I domiciliari sono insufficienti ad arginare il rischio", hanno aggiunto.
Si ricordi, però, che il provvedimento restrittivo, emesso nell’ottobre scorso, per ora non è esecutivo perché la misura cautelare è stata sospesa in attesa di una decisione definitiva della Corte di Cassazione a cui i legali della giovane ricorreranno nei prossimi giorni. Per la propria istanza, infatti, gli avvocati della 21enne attendevano proprio la pubblicazione delle motivazioni del provvedimento che è arrivata nelle scorse ore. Per ora la ragazza quindi rimarrà nella casa di famiglia agli arresti domiciliari a cui era stata sottoposta dallo scorso 20 settembre.
Intanto, la difesa della ragazza "ha prodotto" per il tribunale del Riesame di Bologna un "profilo psichiatrico" della stessa, attraverso una "relazione di consulenza tecnica, a seguito di accertamenti che lasciano intravedere una condizione psicopatologica afferente ai disturbi della personalità che, per gravità, è fortemente suggestiva di un riverbero sull'imputabilità". Il tribunale del Riesame, però, ha rilevato che "la relazione, per ammissione degli stessi consulenti, ha carattere solo preliminare, per cui qualsivoglia considerazione in merito, a parere del Collegio, non potrà che essere espressa allorquando si avranno a disposizione elementi più concreti e completi". Lo ha fatto sapere la Procura di Parma.