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Neonata rapita in ospedale e ritrovata a Cosenza

Neonata rapita a Cosenza, Moses da Bruno Vespa: “Ho creduto a mia moglie, sono ancora sconvolto”

Il caso del rapimento della neonata a Cosenza continua a tener banco. Al programma ‘Cinque Minuti’ su Rai 1, Moses Omogo Chidiebere, marito di Rosa Vespa, ha raccontato la sua versione degli eventi, offrendo nuovi dettagli su una vicenda che ha scosso profondamente l’opinione pubblica.
A cura di Biagio Chiariello
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"Lei ama ancora sua moglie [Rosa Vespa, ndr]?" È stata forse la domanda forse più difficile che Bruno Vespa ha posto questa sera durante Cinque Minuti su Tg1 a Moses Omogo Chiediebere, il 42enne di origini senegalesi coinvolto nel rapimento di una neonata da una clinica di Cosenza. La risposta: "Sto cercando ancora di riprendermi, a questa cosa non posso pensarci ora". Un attimo che ha racchiuso tutta la sofferenza di un uomo, ingannato non solo dalla donna con cui aveva condiviso tredici anni della sua vita, ma anche da un destino che lo ha trascinato in una storia al limite del surreale.

Moses ha raccontato come tutto sia cominciato quando Rosa gli aveva comunicato di aspettare un bambino: "Prima di partire per il funerale di mia mamma, mi ha detto che era incinta. Io le ho creduto. Quando sono tornato, ho visto che la sua pancia era cresciuta di più. Nessuno, né mia suocera né sua sorella, aveva notato nulla di strano".

La vicenda ha portato inizialmente all'arresto di entrambi dopo il rapimento della piccola. Moses è stato successivamente scagionato dalla Procura e dal giudice per le indagini preliminari, che hanno riconosciuto la sua completa estraneità al piano ideato dalla moglie. "Rosa ha fatto tutto da sola", ha ribadito in trasmissione, sottolineando lo stupore della famiglia di lei: "Sua sorella, sua mamma, sua cognata, tutti senza parole."

Il programma è cominciato con un video della festa organizzata per il presunto ritorno a casa del bambino immaginario, Ansel. In quelle immagini, Rosa appariva serena, tanto da sembrare in grado di scherzare. Moses ha ricordato quella giornata iniziata in modo felice: "Il 21 gennaio doveva essere il giorno delle dimissioni. Mi ha detto che il dottore non aveva firmato la lettera di dimissioni, mi sono arrabbiato perché non rispondeva". E poi assicura: "Non aveva mai mostrato segni di squilibrio."

Ora Moses cerca di guardare al futuro: "Sto ancora cercando di riprendermi. È troppo difficile, troppo difficile."

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