Imma ha trentatré anni e vive a Pompei, ma soprattutto è la mamma di Gaetano, un bel bimbo di cinque anni al quale, a un anno di età, è stato diagnosticato il disturbo dello spettro autistico. Da allora “combattono” contro una realtà piena di ostacoli, non solo strettamente legati al disturbo ma soprattutto a una società sorda alle loro richieste e esigenze.
“Combattere è la parola giusta perché lo facciamo ogni giorno contro i centri di riabilitazione che non hanno posto per le terapie di Gaetano, contro professionisti inefficienti e poco preparati. Ma soprattutto, la nostra lotta riguarda il più delle volte il sistema scolastico e le sue mancanze”, mi racconta Imma.
Ed è proprio per colpa della scuola, infatti, che la madre si è sfogata su Facebook, pubblicando un post nella pagina “La voce di Gaetano” (pagina creata per dare voce, appunto, ai diritti del figlio raccontandone anche pezzi di quotidianità, tra alti e bassi, dal momento che di autismo se ne parla sempre troppo poco). Quel post, che è un vero e proprio appello affinché l’ultima loro disavventura venga fatta conoscere, ad oggi ha quasi raggiunto 43.000 condivisioni.
"Gaetano ha avuto per due anni una splendida maestra di sostegno alla scuola materna. Quest’anno, però, l'insegnante ha deciso di cambiare percorso lavorativo e così noi siamo rimasti scoperti: la scuola è cominciata il 17 Settembre e purtroppo ci siamo trovati a cominciare l’anno senza maestra di sostegno. In classe, infatti, ce n'è solo una di ruolo che però deve accudire ventidue bambini più mio figlio."
Gaetano però ha bisogno di attenzioni particolari: non parla – comunica pochissimo -, va portato in bagno ogni mezz’ora per evitare che se la faccia addosso, va spronato continuamente a lavorare evitando che si isoli, occorre controllarlo perché tende a scappare… E a tutto questo non può sopperire l’affetto dei suoi amici, seppur grande, nato e cresciuto nel tempo grazie al buon lavoro di inclusione fatto dalle maestre negli anni passati.
“La maestra di ruolo non mi ha mai detto di non portarlo, anzi, si è subito messa a disposizione, ma di certo una sola insegnante non può prendersi la responsabilità di seguire così tanti bimbi, dei quali uno con disabilità. Per questo, i primi giorni, l’ho portato a scuola per un’ora o due al massimo, con non poca preoccupazione. Il punto è che la Preside si è sempre detta solidale, ma ha ribadito di avere le mani legate dalle regole del provveditorato.”
Il post, spiega Imma, è stato scritto in preda alla rabbia appena le è stato rifiutato il colloquio con la Preside, alla quale comunque la mamma dà una buona parte di ragione. Il punto è che per gli studenti con disabilità non si fa mai abbastanza, schiacciati dall’infinita e spesso inutile burocrazia. E così, ciò che resta, sono i cinquemila commenti e messaggi di solidarietà da parte di genitori che condividono le stesse difficoltà, oltre ad associazioni, avvocati, volontari… Insomma, tantissima vicinanza che però non basta: occorrono provvedimenti e manovre efficaci.
“Grazie a questa catena di solidarietà sul web la nostra storia è arrivata a chi di dovere e finalmente oggi la maestra di sostegno è arrivata, così da domani comincerà il suo percorso con Gaetano. Mio figlio adesso non è più solo, ma migliaia di altri bimbi sì! E io vorrei essere la voce di ognuno di loro, perché stiamo parlando di diritti e non certo di privilegi.”