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Nella aranciate almeno il 20% di succo, ma il settore non ci sta

All’estero la legge impone al massimo il 10% di succo d’arancia, una differenza che, secondo alcune associazioni di categoria, finirebbe per favorire i produttori stranieri.
A cura di Redazione
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L'aranciata dovrebbe contentarsi di essere un po' meno aranciata di quanto disposto dalla legge. Questa la posizione di alcune categorie di settore che si sono schierate contro la legge che eleva il minimo di succo di arancia contenuto nelle aranciate da 12 al 20%. Una disposizione che, secondo il Citrag (Consorzio italiano industrie di trasformazione agrumi), potrebbe "causare un danno irreversibile all’industria del settore considerato che anche nei Paesi Ue la quota minima è del 10%". Insomma, questione di concorrenza in un mercato libero che porterebbe le multinazionali che producono aranciate in Italia a chiudere le loro sedi nel Belpaese e ad aprirle altrove. Aumentare la percentuale di succo di arancia, infatti, comporterebbe un aumento dei costi che potrebbe avere ripercussioni sull'intera filiera di produzione. Questa, almeno, la posizione espressa da Citrag, Assobibe (ssociazione di Confindustria dei fabbricanti di bevande analcoliche) e Federalimentare.

Coldiretti, invece, ha accolto positivamente la legge, poiché – sostiene – tutela i consumatori e i coltivatori di arance. Per il Citrag, invece, il problema non è solo il possibile spostamento delle sedi all'estero, ma anche l'assenza di un quantitativo sufficiente di arance. L'agrume destinato all'aranciata, infatti, è quello non idoneo – per dimensione, forma e colore – alla vendita al dettaglio presso il fruttivendolo. né è quello rosso, che può essere usato soltanto per le aranciate al 100%. Se le aranciate dovessero essere composte per il 20% da succo di arance, il settore dovrebbe produrre – considerata la qualità adoperata dal settore – almeno 250.000 tonnellate per 100 milioni di litri di succo. Un quantitativo assente che porterebbe comunque i produttori ad acquistare all'estero.

Peraltro – anche qui questione di concorrenza nel libero mercato – i coltivatori nazionali ricevono 0,10-0,12 euro a chilo di arance bionde, contro i 0,07-0,10 dei colleghi stranieri. Un argomento in più che porterebbe il produttore di aranciate ad acquistare all'estero o a trasferirvi l'attività imprenditoriale.

[Foto da Wikipedia]

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