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Centro di Permanenza e Rimpatrio di Torino

Nel Centro Rimpatri di Torino negate le cure ai malati. Il 118: “Lì non possiamo entrare”

Le registrazioni delle telefonate al 118 di uno dei detenuti del CPR di Torino con importanti problemi di salute, e la risposta dell’operatore che rifiuta di inviare un’ambulanza. Nel Centro di Permanenza e Rimpatrio anche ammalarsi è vietato. Nel frattempo i parlamentari chiedono che venga istituita una commissione parlamentare d’inchiesta.
A cura di Davide Falcioni
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“Noi nel CPR di Torino non possiamo entrare, deve farsi visitare dal personale sanitario all’interno della struttura”. E’ la risposta data da un operatore del 118 a J.N., tunisino di 29 anni da più di tre mesi detenuto nel Centro di Permanenza e Rimpatrio di Torino in attesa di essere espulso dall’Italia. La storia di J.N. ve l’abbiamo raccontata ieri: dopo un grave incidente stradale è rimasto in coma per 41 giorni ed è stato sottoposto a interventi chirurgici al femore, all’omero e – dopo sei mesi con la sacca per stomia – a una ricanalizzazione chirurgica dell’intestino, anch’esso gravemente lesionato dall’incidente. È proprio quest’ultima la problematica più importante e delicata. J.N. infatti convive con dolori pressoché costanti, a tratti molto intensi, ed ha serie difficoltà persino a recarsi al gabinetto: “Nel CPR ci sono bagni alla turca e per non rischiare di cadere sono costretto ogni volta a legarmi una corda alla vita che mi consenta di chinarmi e rimanere sospeso”, racconta.

J.N., tuttavia, come tutti gli altri 158 ospiti della struttura al suo ingresso è stato sottoposto  a una visita medica. Il personale sanitario, al quale ha fatto presente le sue problematiche di salute, l’ha ugualmente ritenuto idoneo alla permanenza nel CPR. Il 29enne tuttavia dovrebbe seguire delle terapie mediche specifiche, una dieta particolare e personalizzata e anche una riabilitazione motoria. Non può farlo, però, in una struttura come il Centro di Permanenza e Rimpatrio carente di personale specializzato e con forti criticità anche dal punto di vista igienico sanitario.

Ispezione dei parlamentari nel CPR di Torino: "Urgente una commissione d'inchiesta"

Quello descritto da J.N. e da molti altri detenuti contattati da Fanpage.it è un vero e proprio inferno in cui – stando a diverse testimonianze – non sarebbero mancati episodi di violenza ai danni dei migranti e, in almeno un caso, anche una violenza sessuale. A confermare la grave situazione però non sono solo gli ospiti: a seguito della morte di Hossain Faisal, avvenuta nei giorni scorsi, e dell’inchiesta di Fanpage.it stamattina i parlamentari Luca Rizzo Nervo e Chiara Gribaudo (PD) e il consigliere regionale piemontese Marco Grimaldi (Luv) hanno effettuato un’ispezione nella struttura: “Bisogna superare e chiudere queste realtà. Non si può morire in una struttura pubblica”, hanno dichiarato, per poi descrivere una situazione preoccupante denunciando innanzitutto come sia stato loro negata la possibilità di parlare con i migranti: "Sono presenti 158 ospiti su 161 di capienza massima. In inverno la caldaia era rotta e ora è invece l'impianto di raffrescamento a essere spento e lo sarà ancora per i prossimi giorni. Spesso la gente dorme fuori, di giorno, le ore che non sono riusciti a dormire di notte”, ha spiegato Grimaldi.

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I due parlamentari hanno ipotizzato l’apertura di una commissione parlamentare d’inchiesta sui CPR e affermato: “Queste strutture offrono condizioni anche peggiori rispetto alle carceri. Non ci sono bagni per disabili, ma ci hanno detto che addirittura il sistema di allarme e di richiesta di aiuto non funzionano, sono stati rotti e mai sostituiti e se gli operatori, che fanno quello che possono, non si accorgono che in quel momento che sta succedendo qualcosa, si rischia di non accorgersi dell'emergenza". Per questo "siamo per il superamento di queste strutture e per la loro chiusura, perché la situazione è inaccettabile".

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