Inail: “Nel 2015 le morti sul lavoro sono aumentate del 16%”
Alla vigilia del primo maggio, l'Inail diffonde la notizia di un calo delle denunce per incidenti mortali sul lavoro. Tra gennaio e marzo di quest'anno ne sono arrivate 176: un numero in calo del 14,6% rispetto al primo trimestre del 2015. In generale, lo scorso anno c'era stato un incremento degli infortuni: le denunce erano state 1.172, con una crescita del 16% rispetto al 2014, quando erano state 1.009.
Complessivamente nel primo trimestre di quest'anno gli incidenti sono stati 152.573. Anche questo un numero in calo, tendenzialmente dello 0,8%.
Secondo l'Inail, l'incremento 2015 di infortuni mortali è "un dato preoccupante, che interrompe un andamento positivo, che, nel periodo di riferimento 2010-2014, aveva registrato una flessione del 24,21%". In ogni caso l'Inail, si legge in una nota, "ribadisce il proprio impegno per l’efficace tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e per la diffusione e promozione della cultura della prevenzione. Solo in termini di risorse economiche dedicate ai finanziamenti per il miglioramento degli ambienti di lavoro, l’Inail ha investito più di un miliardo e 300 milioni negli ultimi cinque anni. Il sistema di finanziamenti prosegue nel 2016, anche con iniziative speciali per settori a maggior rischio. A cominciare dalla bonifica dell’amianto, inserito nel bando Isi di dicembre 2015, cui sono stati destinati 83 milioni di euro. All’innovazione tecnologica in agricoltura sarà dedicato, invece, entro l’anno un bando di finanziamento per 45 milioni di euro (35 milioni nel 2017)".
Sebbene ieri l'Istat abbia diffuso dati che esprimono un miglioramento sulla disoccupazione, la Cgia di Mestre ha ricordato l'Italia continua a registrare "dei ritardi occupazionali molto preoccupanti". Rapportando il numero degli occupati presenti in un determinato territorio e la popolaione in età lavorativa tra i quindici e i sessantaquattro anni, tra i 28 paesi dell'Unione europea, infatti, presentano un tasso di occupazione più basso di quello del nostro paese – che si aggira sul 56,3% – solo Croazia (con il 55,8%) e Grecia (50,8%). Dal tasso calcolato dalla Cgia – che consente di misurare il livello di occupazione presente in una nazione – emerge che, al netto di disoccupati, scoraggiati e inattivi, l'Italia registra un gap nella "platea degli occupati" con le maggiori nazioni europee. Il divario è del 17,7% con la Germania, del 16,4% con il Regno Unito e del 7,9% con la Francia.