Nei vaccinati Pfizer e Moderna 5 casi di miocardite ogni 100mila abitanti. Iss: “Rischio basso”
Tra coloro che hanno ricevuto i vaccini a mRna Pfizer o Moderna sono stati registrati da 0,8 a 5,5 casi di miocardite/pericardite in più, aumento che gli scienziati giudicano basso e che si è verificato prevalentemente tra i maschi di età compresa tra i 18 e i 29 anni. È quanto emerge da uno studio condotto dall'Istituto Superiore di Sanità, dall'Aifa e dalle Regioni Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Lazio; l'analisi, non ancora pubblicata ma visionata dal Corriere della Sera, conferma la possibilità che tra i giovani "immunizzati" possano svilupparsi miocarditi/pericarditi dopo l’iniezione del vaccino. Secondo i medici, tuttavia, si tratta di un'eventualità remota e transitoria, dal momento che la malattia si manifesta generalmente in forme lievi.
Lo studio è stato condotto sulla base dei dati di 2,8 milioni di cittadini delle quattro regioni interessate, tutti di età compresa tra i 12 e i 39 anni, ai quali era stato somministrato il vaccino tra il 27 dicembre 2020 e il 30 settembre 2021. I ricercatori hanno verificato quanti pazienti sono stati colpiti da miocardite/pericardite nel periodo preso in esame, ed entro 21 giorni dall’iniezione. Quel dato è stato poi paragonato al numero di eventi che si verificano nella popolazione normalmente. Ebbene, stando a quanto emerso il rischio è più elevato nei sette giorni che seguono la somministrazione (da 0,8 a 5,5 casi in più ogni 100 mila abitanti). Dividendo il campione per genere ed età, l’aumento riguarda in particolar modo i maschi. Si va dai 3,8 casi "in più" ogni 100 mila abitanti dopo la prima dose di Moderna agli 8,8 dopo la seconda iniezione con lo stesso farmaco. Per quanto riguarda Pfizer, l’aumento è di un caso ogni 100 mila immunizzati dopo la seconda iniezione. La fascia d'età più colpita è quella 18-29 anni ed i casi non sono mai stati gravi. "Nei giovani la miocardite può dare affaticamento sotto sforzo, la pericardite dolore toracico – dice Carlo La Vecchia, epidemiologo e docente di Statistica medica alla Statale – . Di solito in poche settimane passa. In condizioni normali può essere che il paziente non dia peso ai sintomi, mentre è più probabile che li monitori dopo la vaccinazione".