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Negli Usa si scopre come fermare il contagio da Aids, in Italia non si donano più soldi al Fondo

Dagli Stati Uniti una scoperta confortante: le cure per i sieropositivi, se fatte da subito, possono ridurre drasticamente la possibilità che l’Hiv si trasmetta ad altri. Nel frattempo, però, l’Italia è da due anni che non paga la propria quota al fondo internazionale per la lotta alla malattia: questi progressi per l’umanità non sono stati fatti grazie a noi.
A cura di Nadia Vitali
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aids nastro rosso

Negli anni ottanta un panico sottile, terribile ed implacabile iniziò a diffondersi, nel mondo occidentale così come nei paesi in via di sviluppo: il nome di questo mostro che avrebbe distrutto esistenze nel più straziante dei modi possibili era Aids. Persone comuni e personaggi famosi sarebbero finiti sotto i colpi della maledizione arrivata dalla misteriosa Africa, contagiati a causa di rapporti sessuali non protetti o di abitudini legate al consumo di eroina. Campagne pubblicitarie, spot, iniziative di ogni tipo da anni cercano di informare soprattutto i più giovani, su quali siano i rischi che si corrono e sulle essenziali misure da adottare per prevenire la tremenda piaga.

Nel corso degli anni, i passi avanti nella ricerca su questa malattia che colpisce il sistema immunitario sono stati notevoli. Già da tempo la terapia antiretrovirale ad elevata attività consente, almeno nei paesi sviluppati, ai contagiati di condurre un'esistenza normale; nel frattempo, tuttavia, gli studi sono proseguiti senza mai fermarsi, con progressi di giorno in giorno più significativi. Secondo la notizia, riportata da Repubblica, gli ultimi test hanno dimostrato che il virus può essere bloccato, ormai, anche nella sua capacità di trasmettersi, ponendo così fine all'aspetto epidemico dell'Hiv.

La cura del malato avrebbe, dunque, ripercussioni anche sulla viralità del male: le medicine sarebbero capaci di bloccare le infezioni nel 96, 3 % dei casi, in virtù del fatto che i farmaci diminuiscono proprio la quantità di Hiv presente nel sangue, abbassando dunque le probabilità che questo si trasmetta, rendendo il paziente meno infettivo. Ma  affinché tale viralità diminuisca, è necessario che la terapia ad elevata attività venga iniziata appena si scopre di aver contratto l'Hiv e non, come generalmente si fa, quando il sistema immunitario inizia a degenerare: la prova, ancora una volta, che non solo la prevenzione, ma anche un accurato monitoraggio della propria salute possono rivelarsi davvero salvifici in questi casi.

Tra poche settimane ricorreranno i trent'anni dalla scoperta di questo mostro che al tempo sembrò a tutti implacabile e quale modo migliore, dunque, per dimostrare i progressi fatti dalla scienza nel venire incontro all'uomo, migliorarne la vita, sconfiggerne le paure, aiutare la società. Nessuna notizia come questa avrebbe potuto mettere maggiormente in rilievo quanto ricerca, investimenti, prevenzione e farmaci possano essere realmente utili a sconfiggere l'Aids: un sogno che può realizzarsi grazie alla collaborazione di tutta la società, oltre che grazie al lavoro degli scienziati.

Il prossimo obiettivo al quale lavorano studiosi da tutto il mondo senza sosta da anni, sarà la scoperta del vaccino che potrà finalmente porre fine a questo flagello. Necessarie, naturalmente, a tutte queste ricerche sono state, da sempre, le generose donazioni che tutti i paesi del mondo hanno fatto al Fondo globale per la lotta contro Aids, malaria e tubercolosi, un partenariato internazionale che ha sede a Ginevra e che si occupa di raccolta e distribuzione di risorse per la lotta contro queste terribili malattie con oltre 600 progetti.

Una vera vergogna, dunque, per qualunque italiano sapere che il proprio paese, ancora una volta maglia nera quando si tratta di ricerca, progresso e solidarietà, non versa la quota all'organizzazione da ben due anni: l'Italia è stata, quindi, anche esclusa dal consiglio di amministrazione, lasciando il proprio posto alla Francia, come riportato dal Fatto quotidiano. Oltre al danno la beffa: sì, perché, in verità, l'Italia è indietro con i pagamenti, ma per bocca del Presidente del consiglio Silvio Berlusconi, ha continuato, nel 2009 e nel 2010 a fare promesse su questi fantomatici soldi che sarebbero presto arrivati.

Pensare che il nostro paese, ai tempi del G8 di Genova fu promotore del progetto e si ritrovò nel 2009, in occasione di un altro G8, quello de L'Aquila, a scusarsi per il ritardo e a garantire entro un mese il versamento della quota annuale: Silvio Berlusconi promise, infatti, che quei 160 milioni di dollari sarebbero arrivati, lasciando senza dubbio perplessi tutti quelli che sapevano che, in realtà, la donazione era di 183 milioni di dollari. Che comunque, decurtati o meno, non giunsero mai.

Nel 2009 l'Italia è stato il solo paese a non rispettare l'impegno preso con le altre nazioni: Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna, Russia, Belgio, Cina, India, Polonia, Romania, Sud Africa, Kuwait, per fare qualche nome, non si sono sottratti. Solo l'Italia. Che nel 2010 ha replicato con la compagnia, questa volta, del Portogallo sull'evidente orlo del durissimo tracollo finanziario. Il responsabile della gestione delle risorse del Fondo, Stefan Embald, ha sottolineato come la mancata donazione, sia dovuta più ad una situazione di stallo politico, piuttosto che ad una generale mancanza di risorse finanziarie.

Per i prossimi anni l'Italia, questa volta, non si è impegnata nemmeno a fare promesse: giacché dovevano essere disattese, forse è meglio così. Resta il dubbio su cosa diranno i nostri politici, a questo punto, in occasione della Conferenza Mondiale sull'Aids agli scienziati ed esperti internazionali che ospiteranno a luglio a Roma.

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