Ci sarebbero tutti gli ingredienti per cavalcare il venticinquesimo anniversario della barbara uccisione del giornalista Beppe Alfano, ucciso l'8 gennaio del 1993 da tre proiettili calibro 22 dalla mafia barcellonese per circostanze ancora non del tutto chiarite (così come i veri mandanti): c'è una campagna elettorale alle porte (in cui il tema antimafia viene sempre sventolato per poi essere rimesso troppo spesso nel cassetto delle azioni che basta declamare), c'è l'anniversario recente di Falcone e Borsellino (che ha sfornato decine di speciali televisivi), c'è il tema della libertà d'informazione (anche Beppe Alfano fu riconosciuto giornalista da morto, troppo tardi, come accade troppo spesso) e c'è una città, Barcellona Pozzo di Gotto, che potrebbe cogliere l'occasione per scrollarsi di dosso il buio degli ultimi decenni, stritolata tra mafia e massoneria.
Invece anche quest'anno l'anniversario della morte di Beppe Alfano scivolerà tra il dolore privato dei famigliari e il minimo sindacale di una messa e la deposizione di una corona di fiori. Anche la riedizione di un annullo speciale per il venticinquesimo anniversario pensato dalle Poste Italiane alla fine è saltato per un debito pregresso del comune di Barcellona che risale addirittura al 2014. «A me la polemica non interessa – ci dice la figlia Sonia Alfano, ex parlamentare europea che proprio sui temi dell'antimafia si spende da una vita – io vorrei svegliarmi direttamente il 9 gennaio e dimenticare tutto ma da quando noi famigliari abbiamo smesso di organizzare personalmente l'anniversario (nel 2013, in occasione del ventennale, in Sicilia arrivò il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz e tutte massime autorità del governo nda) si è fermato tutto. Nessuno ci ha proposto niente. Nessuno ha pensato nemmeno a un incontro con gli studenti. Io sono anni che dico che mio padre, come accade per molte altre vittime innocenti di mafia, in realtà è stato dimenticato».
E sulle cause di questa vergognosa "distrazione" la figlia Sonia sembra avere le idee chiare: «Da una parte ci sono pressioni da alcuni poteri che non vogliono che esca tutta la verità e dall'altra c'è un Paese che non ha memoria. Viviamo in un Paese di ignoranti. Perché, ad esempio, fare fiction su personaggi conosciuti e già raccontati e non provare a dedicarsi a quelli meno conosciuti? La mia non vuole essere una polemica, attenzione, è solo questione di giustizia e di etica perché nella situazione di mio padre ce ne sono molti altri. Anche le associazioni antimafia mi sembrano brave a battersi il petto per alcune ricorrenze mentre sono più che per altre. Io non mi stupisco che non ci sia nulla per ricordare mio padre. Mi stupirei del contrario.»
Domani, per ricordare Beppe Alfano, ci sarà il solito poco degli ultimi anni. Solo il Prefetto Panico ha voluto ricordare sul sito istituzionale del Ministero un breve articola che ricorda Beppe Alfano e il suo sacrificio. «Ci ha fatto molto piacere», dice Sonia Alfano. Ci si accontenta di poco quando ci si abitua al niente.