“Sullo scontrino abbiamo cannato”. L’intercettazione di Andrea Sempio dopo l’interrogatorio sul caso Poggi

"Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, che tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima. Io ho detto che l’abbiamo trovato dopo essere stato sentito, già la prima volta… Ero stato sentito e poi l’abbiamo trovato". È il verbale di un'intercettazione ambientale datata 10 ottobre 2017: il virgolettato è di Andrea Sempio, il 37enne indagato nuovamente per il delitto di Garlasco, dall'altro capo del telefono c'è suo padre. A pubblicarla in esclusiva è stato Il Tempo. I due sembrano confrontarsi su una possibile discrepanza nella loro versione dei fatti dopo essere stati interrogati dagli investigatori del caso Chiara Poggi.
Ieri mattina, Massimo Lovati (legale di Sempio) ha fatto un chiarimento su quello scontrino, comunque già noto agli investigatori otto anni fa, sottolineando che si tratta di una questione ormai "superata e archiviata". Il documento, relativo a un parcheggio di Vercelli, indicherebbe un orario che escluderebbe la presenza dell'indagato a Garlasco al momento dell'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto 2007.
Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia che nel marzo 2017 firmò la richiesta di archiviazione per il trentasettenne, ha ribadito oggi all'Adnkronos la sua posizione di allora: "Resto fermo sulla mia tesi. Non ci sono elementi contro Andrea Sempio e non è emerso nulla di nuovo. Tutto ciò di cui si discute è già stato esaminato". E aggiunge che tutto ciò di cui si discute attualmente "sono temi che sono già stati ampiamente trattati e analizzati nella nostra dettagliata richiesta di archiviazione, successivamente accolta dal giudice per le indagini preliminari. Onestamente, non capisco perché se ne parli ancora ora".
L'avvocato di Sempio sembra infatti sereno per questa nuova indagine: "Il ragazzo è tranquillo perché è innocente". Per Lovati "l'indagine è frutto di una macchinazione della difesa". Intanto ieri il suo cliente si è presentato presso la caserma Montebello di Milano dove è stato sottoposto al test del Dna. Dopo che la scorsa settimana si era rifiutato di sottoporsi ai prelievi per gli accertamenti in seguito all'avviso di garanzia, l‘esame è stato disposto in modo coattivo.