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‘Ndrangheta e droga, 142 indagati a Cosenza: spacciavano anche i bambini

109 sono state condotte in carcere, 20 ai domiciliari. Il gip ha emesso, inoltre, 12 obblighi di dimora a carico di altrettanti indagati ed una misura interdittiva. Al centro dell’inchiesta, il narcotraffico.
A cura di Davide Falcioni
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Sono 142 le persone coinvolte in una maxi operazione condotta a Cosenza congiuntamente dai carabinieri, dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza; 109 sono state condotte in carcere, 20 ai domiciliari. Il gip ha emesso, inoltre, 12 obblighi di dimora a carico di altrettanti indagati ed una misura interdittiva. Al centro dell’inchiesta, il narcotraffico. I reati contestati sono associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aggravata dalle modalità mafiose, ed altri reati sempre con modalità mafiose.

Le cosche coinvolte nell'operazione sono il cosiddetto "clan degli italiani", composto dai gruppi Ruà, Patitucci e Lanzino, e la cosca degli
Abbruzzese, soprannominati "Banana". Le misure cautelari che sono state eseguite sono state emesse dal Gip distrettuale di Catanzaro su richiesta della Dda, che ha coordinato le indagini.

Il procuratore facente funzioni della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha spiegato in conferenza stampa che quella quella sgominata era "un'organizzazione che si muoveva in modo molto diffuso e capillare sul territorio. Per lo spaccio venivano utilizzati anche i bambini e ogni attività sottobanco era punita dal gruppo al vertice, sia con sanzioni di tipo pecuniarie sia con punizioni fisiche". Gli investigatori si sono concentrati soprattutto sul traffico di droga e in particolare sull’"organizzazione che ha il monopolio nella gestione del mercato della sostanza stupefacente nell'area cosentina".

Un sistema, ha aggiunto Capomolla, "controllato dalla ‘ndrangheta, per cui la gestione del traffico di droga era appannaggio solo dei soggetti che erano autorizzati dalla organizzazione ‘ndranghetistica. La stessa commercializzazione della droga era uno strumento per la ‘ndrangheta per il controllo del territorio e per avere quell’'humus' nell’ambito del quale poi portare avanti ad esempio le estorsioni", che hanno continuato ad "asfissiare le attività economiche del posto, sia per quanto riguarda i titolari di esercizi commerciali, sia per quanto riguarda i titolari di imprese impegnate in lavori nel territorio di Cosenza".

Il questore di Cosenza Giuseppe Cannizzaro ha fatto un plauso al lavoro delle forze dell'ordine: "Il coordinamento assicurato dalla Procura della Repubblica ha assicurato una perfetta sinergia di forze, di attività complesse svolte dalle varie articolazioni che hanno permesso di mettere insieme il quadro indiziario. Va evidenziato l'azzeramento di una organizzazione che svolgeva un approvvigionamento sul territorio di Cosenza di enormi quantitativi di sostanze stupefacenti e contestualmente aver assicurato un ritorno alla normalità e alla sicurezza, togliendo dalla strada droghe la cui diffusione si ripercuote sulla serenità dei nostri ragazzi e dei cittadini".

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