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Ndrangheta Aosta, condannati consigliere regionale ed ex assessore a 10 anni di carcere

Cinque le condanne. Pena più elevata di 13 anni al ristoratore Antonio Raso. Tutti erano accusati di aver promosso e partecipato alla “locale” di ‘ndrangheta. Riconosciuto il concorso esterno per Marco Sorbara, Monica Carcea e il consigliere comunale Nicola Prettico.
A cura di Biagio Chiariello
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Tutti condannati per concorso esterno in associazione mafiosa: 13 anni di carcere per il ristoratore Antonio Raso, 11 anni all’ex consigliere comunale di Aosta Nicola Prettico e al dipendente della Casinò di Saint-Vincent Alessandro Giachino e 10 anni all’ex consigliere regionale Marco Sorbara e all’ex Assessore alle Finanze del Comune di Saint-Pierre Monica Carcea. Questa la decisione del tribunale di Aosta nei confronti dei cinque imputati nel processo Geenna su una presunta locale di ‘ndrangheta nel capoluogo valdostano. Stabiliti anche i risarcimenti alle parti civili: 200 mila euro al comune di Saint Pierre, 180.000 al Comune Aosta e 50.000 all’associazione Libera. Per tutti i condannati è stata decisa anche l’interdizione dai pubblici uffici, ed è stato disposto il pagamento delle spese processuali e di mantenimento durante il periodo di reclusione in carcere. A Raso, Giachino e Prettico è stata comminata anche l’incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione per tutta la durata della pena.

Le accuse

L’accusa aveva chiesto in tutto, per voce del procuratore capo di Torino Anna Maria Loreto, 16 anni di carcere per Raso, 12 per Prettico e 10 per Giachino, tutti accusati di aver promosso e partecipato alla “locale” di ‘ndrangheta (e il ristoratore anche di scambio elettorale politico-mafioso, tentato in un episodio e consumato in due), nonché 10 ognuno per Sorbara e Carcea, chiamati a rispondere di concorso esterno nel sodalizio criminale nelle loro vesti di assessori comunali ad Aosta e Saint-Pierre all’epoca dei fatti. “Le sentenze si rispettano. Abbiamo fatto il nostro dovere", il commento ai cronisti del procuratore capo di Torino, Loreto, all'uscita del palazzo di giustizia di Aosta dopo la sentenza.

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