Naufragio in acque maltesi, un bimbo fra i dispersi: peschereccio tunisino aveva provato a rubare il motore
Ancora morti nei viaggi mare, questa volta in acque maltesi. Sono cinque in tutto i dispersi di un naufragio di migranti avvenuto ieri sera, provocato dal tentativo, da parte dell'equipaggio di un peschereccio tunisino, di rubare il motore del barcone. Tra le persone che mancano all'appello ci sarebbe anche un bambino.
Le forze dell'ordine stanno interrogando i superstiti, dopo che le 37 persone – fra cui 15 donne e 2 minori non accompagnati – che viaggiavano sul barchino sono scese a terra al molo Favaloro di Lampedusa, con il cadavere di una donna trentacinquenne, originaria della Costa d'Avorio. La salma, già durante la notte, è stata trasferita dal molo Favarolo alla camera mortuaria del cimitero dell'isola dove c'era già, dallo scorso 28 aprile, un'altra salma di un migrante per la quale si attende il nulla osta per il trasferimento.
L'ispezione cadaverica dovrà confermare se, come è stato riferito dai 37 compagni di viaggio, fra i quali ci sono il marito e la sorella della vittima, la donna sia morta per annegamento. I dispersi, secondo l'ultima ricostruzione dell'episodio, sarebbero originari di Gambia, Costa d'Avorio, Guinea, Isole Comore e Camerun.
Quindici persone sono state portate al poliambulatorio di Lampedusa per ustioni e ipotermia. I naufraghi hanno riferito di essere partiti, da Sfax, in Tunisia, sabato alle 22 circa. Il naufragio si è poi verificato domenica sera. Il barchino si sarebbe ribaltato dopo essere stato avvicinato da un peschereccio tunisino che ha tentato di sottrarre il motore dell'imbarcazione. I naufraghi sono rimasti in acqua fino a quando questo pomeriggio non è stato soccorso dalle motovedette della Guardia costiera.
Nelle ultime settimane sono sempre di più i barchini – carichi di ivoriani, senegalesi, sudanesi e burkinabé – che vengono trovati alla deriva, privi di motore. I migranti, ascoltati anche su questo dettaglio dai poliziotti della Mobile, hanno sempre riferito d'aver perso il motore durante la traversata. Un incidente che può in effetti verificarsi, ma raramente. Invece quasi la metà dei natanti che, giornalmente, vengono soccorsi da Capitaneria di porto e Guardia di finanza, risultano essere privi di motore.