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Naufragio Crotone, Mattarella omaggia vittime e superstiti: “Presidente, si poteva evitare”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto a Crotone per rendere omaggio alle vittime del naufragio di migranti nelle acque di Steccato di Cutro.
A cura di Davide Falcioni
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto a Crotone per rendere omaggio alle vittime del naufragio di migranti nelle acque di Steccato di Cutro. Il Capo dello Stato è atterrato all'aeroporto Sant'Anna di Isola Capo Rizzuto ed ha poi raggiunto in auto l'ospedale San Giovanni di Dio dove sono ricoverati 15 superstiti. Mattarella, al suo arrivo, è stato accolto dagli applausi di alcuni cittadini: "Presidente si poteva evitare, Presidente faccia qualcosa" hanno gridato alcune persone mentre Mattarella entrava in ospedale a Crotone. Il capo del Quirinale ha quindi donato alcuni giocattoli ai bambini superstiti; qualche peluche, alcuni strumenti musicali e dei giocattoli radiocomandati.

Il Capo dello Stato si è quindi recato al Palasport di Crotone e si raccolto per alcuni minuti in silenzio nella camera ardente, davanti alle 67 bare delle vittime accertate del naufragio. Accanto a lui solo il prefetto della città, Maria Carolina Ippolito. Su ogni bara una corona di fiori, accanto a quelle dei bambini alcuni pupazzi di peluche. La richiesta più pressante al presidente da parte dei familiari delle vittime è stata di aver aiuto per il rimpatrio delle salme. Secondo quanto si è appreso i parenti hanno chiesto anche sostegno a chi è sopravvissuto.

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L'arrivo in Calabria della più alta carica dello Stato è un segnale forte di vicinanza alle vittime e si contrappone con ogni evidenza alla linea adottata dal Governo, che fin dalle prime ore ha scaricato la responsabilità della tragedia sui naufraghi stessi e non, invece, sui mancati soccorsi.

Oggi l'interrogatorio di uno dei presunti scafisti

Questa mattina, intanto, presso il carcere minorile di Catanzaro, si terrà l'interrogatorio di garanzia di Hassnan I., il pakistano di 17 anni arrestato domenica, insieme con altri due uomini, con l'accusa di avere guidato l'imbarcazione naufragata a poche decine di metri dalla costa di Steccato di Cutro. Secondo i magistrati il ragazzo, insieme con Arslan Khalid, anche lui pakistano, il cui arresto è stato convalidato ieri, avrebbe gestito "gli spostamenti dei migranti in territorio turco fino all'imbarco sulla prima imbarcazione". Inoltre per i pm sarebbe stato colui a "gestire i migranti a bordo dell'imbarcazione su direttiva degli scafisti".

Il comandante della Capitaneria di Porto: "Possiamo uscire con mare forza 8"

Gli inquirenti, però, dovranno anche accertare se la strage sarebbe stata evitabile con un tempestivo intervento dei soccorritori. In questo senso hanno fatto molto discutere ieri le parole del comandante della Capitaneria di Porto di Crotone, Vittorio Aloi, che ha smentito le ricostruzioni del Ministro degli Interni Piantedosi. "A noi risulta che domenica il mare fosse forza 4 (e non forza 7, come affermato dal capo del Viminale, ndr) ma motovedette più grandi avrebbero potuto navigare anche con mare forza 8. A noi non è giunto nessun allarme? Ripeto, adesso c'è un intricato discorso di ricostruzione dei fatti del quale non posso e non mi posso permettere di anticipare le conclusioni perché non ci siamo nemmeno arrivati. Stiamo rifacendo tutto il percorso dei fatti e poi riferiremo all'autorità giudiziari".

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Sulle ragioni per le quali le motovedette della Guardia Costiera non siano uscite in mare per soccorrere i migranti il comandante Aloi è stato ancora più esplicito: "Bisogna riferirsi ai piani, operativi, agli accordi ministeriali che ci sono…". Il comandante della Capitaneria di Porto ha quindi confermato la circostanza, riportata in una nota ufficiale della Capitaneria di Porto italiana, secondo cui la prima segnalazione di allarme per la barca di migranti è giunta alla Guardia costiera alle 4,30 del mattino di domenica scorsa, a naufragio già avvenuto. "Perché non siamo usciti? Non è così il discorso. Dovreste conoscere i piani, – ha aggiunto Aloi – gli accordi che ci sono a livello ministeriale. Le nostre regole di ingaggio sono una ricostruzione molto complessa non da fare per articoli di stampa. Ci sarebbe bisogno di specificare molte cose su come funziona il dispositivo per il plottaggio dei migranti, da che arrivano nelle acque territoriali a che poi debbano essere scortati o accolti: le operazioni le conduce la Gdf finché non diventano Sar. In questo caso la dinamica è da verificare. Ne puoi salvare centomila – ha detto Aloi – ma poi un solo bambino o una famiglia che non riesci a salvare ti fa sembrare inutile il tuo lavoro. Sono provato da questa vicenda ma professionalmente mi sento a posto".

Il vescovo di Crotone: "Finisca lo sfruttamento della carne dei poveri"

Bisogna porre fine allo sfruttamento della "carne dei poveri". Lo dice il vescovo di Crotone, monsignor Angelo Raffaele Panzetta, in una intervista a Vatican News riferendo che non c'è ancora una data per i funerali: "Proprio stamattina parlavo con la Prefettura e ancora non c'è una data, né indicazioni precise forse per il fatto che continuano a emergere corpi dal mare. Questo rende problematico stabilire una data, dal momento che la scientifica deve fare sempre i riconoscimenti, prelevare i campioni, così da permettere ai parenti di riconoscere i familiari".

Monsignor Panzetta insiste sulle "corresponsabilità" nella tragedia che sono quelle di "vivere in un mondo in cui la povertà costringe le persone a fuggire dai loro Paesi in un mondo in cui i diritti sono negati. Un mondo in cui ci sono persone che banchettano sulla carne dei poveri, è una cosa terribile! E anche la corresponsabilità di noi, mondo civile, che spesso abbiamo le porte chiuse davanti a queste persone che si dicono disperate. Io in realtà le considero portatori di speranza… La situazione è davvero drammatica, si dice che il Mediterraneo è un cimitero, rischia di diventare anche un cimitero della speranza e questo non può non avere conseguenze per tutti noi".

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