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Naufragio Costa Concordia, Schettino: “E’ stata tutta colpa dei miei ufficiali”

Prova ancora a difendersi l’ex comandante e in un’intervista a Il Secolo XIX racconta la sua verità dopo le accuse a seguito dell’incidente all’ombra del Giglio.
A cura di B. C.
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"Tutta colpa dei miei ufficiali". A dirlo in un'intervista al ‘Secolo XIX' è Francesco Schettino, imputato unico nel processo per il naufragio della Costa Concordia, che ha voluto raccontare, ancora una volta, la sua verità dopo le accuse a seguito dell'incidente all'ombra del Giglio costato la vita a 32 persone. "La verità è quella del codice di navigazione. Stavamo a mezzo miglio dalla costa e a quella distanza il governo della nave è affidato alla guardia”. Schettino ha negato che la Concordia stesse facendo l’inchino: “solo un passaggio ravvicinato a mezzo miglio marino. invece ci siamo trovati sugli scogli e nessuno a dire: comanda’, siamo alla distanza minima, comanda’ attenzione”. L'ex comandante si sarebbe accorto del pericolo solo quando vede “la schiuma". Prima, "nessuno" lo ha fatto. "Il primo ufficiale, Ambrosio, che faceva le misurazioni nautiche. Il terzo, Coronica, che guardava il radar. L'ufficiale subentrante, Ursino, che non si capisce cosa facesse. Il timoniere, Rusli Bin… Nisciuno ha fiatato,mi sono accorto io di quello che stava succedendo!" dice Schettino.

Dopo aver appurato che qualcosa non andava, "ordino al timoniere di accostare prima a dritta per aggirare lo scoglio poi a sinistra per evitare che la poppa schiaffeggi il basso fondale. Ma il timoniere sbaglia, alla fine va a dritta" ricorda. La nave comincia ad imbarcare acqua e "in quei casi bisogna mantenere la calma e capire cosa è successo – ha detto Schettino – perchè "il comandante ha bisogno di informazioni precise per decidere".Poi aggiunge: "Non ho abbandonato la nave. Mi hanno scagionato tutti, usando termini diversi: caduto, scivolato, saltato su una lancia… la verità è che se un piano inclinato s'inclina oltre un certo grado, sei soggetto alla forza di gravità. Se non lo riconosci sei in malafede".

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