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Naufragio Asinara, l’autopsia: “Davide Calvia non è annegato, forte violenza causa del decesso”

È ancora mistero sulla vicenda del naufragio in Sardegna. Tanti punti non sono chiari nella morte di Davide Calvia nonostante i risultati dell’autopsia. Indagato il cugino, sopravvissuto all’incidente, Giovannino Pinna.
A cura di Biagio Chiariello
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Fratture riscontrate in due vertebre cervicali e in diverse costole. È morto così Davide Calvia, il 38enne sassarese coinvolto nel naufragio al largo dell'Asinara il 12 aprile scorso e ritrovato dopo 10 giorni sul litorale di Castelsardo. L'autopsia ha quindi stabilito che l'uomo non è annegato: il decesso è da attribuire a quelle ferite.

Nella relazione che il medico legale Salvatore Lorenzoni ha consegnato alla Procura di Sassari, è specificato che la morte di Calvia è "verosimilmente ascrivibile a un grande traumatismo". Nella relazione viene inoltre spiegato che l'uomo presentava ferite anche alla testa e alla faccia; traumi che, insieme alle fratture, il 38enne ha subito quando era vivo. E che sarebbero compatibili, secondo il dottor Lorenzoni, con una caduta da media altezza contro scogli o con altre imbarcazioni.

Si quindi largo l'ipotesi che il 38enne sardo si stato sbalzato dalla barca finendo sulle rocce a seguito di uno scontro o potrebbe essere stato travolto da un'altra imbarcazione mentre provava a raggiungere la terraferma dopo il naufragio. Ma il rapporto del perito nominato dalla Procura non esclude l'ipotesi più inquietante: quella della "violenza da parte di terzi". Per quanto, specifica il medico, sia la "meno probabile".

Davide Calvia, il sub trovato morto
Davide Calvia, il sub trovato morto

Per morte la di Davide Calvia è stato iscritto nel registro degli indagati il superstite del naufragio, Giovannino Pinna, 35 anni, cugino della vittima, accusato di naufragio colposo, omicidio colposo e furto dell'imbarcazione su cui i due si trovavano.

Pinna, che aveva dato l'allarme prima di abbandonare al barca, era stato rinvenuto a distanza di 24 ore dal naufragio su una spiaggetta della Marina di Sorso, in condizioni critiche. Interrogato dalla pm nella caserma dei carabinieri di Porto Torres, che con la Capitaneria sta svolgendo le indagini, il 35enne, difeso dall'avvocato Luca Barrocu, si era avvalso della facoltà di non rispondere.

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