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Tragedia del Natisone

Natisone, la ricostruzione punto per punto delle telefonate e dei presunti errori dei soccorritori

Dalla prima richiesta d’aiuto di Patrizia Cormos all’arrivo dell’elicottero dei soccorritori sono trascorsi 41 minuti. Nel mezzo, secondo la Procura una serie di errori e gravi leggerezze.
A cura di Davide Falcioni
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Bianca Doros, Patrizia Cormos e Cristian Casian Molnar
Bianca Doros, Patrizia Cormos e Cristian Casian Molnar
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La Procura di Udine, nell'atto di conclusione delle indagini sulla tragedia del Natisone che vede ora accusati di omicidio colposo tre vigili del fuoco e un infermiere, ha ricostruito punto per punto ogni azione compiuta dalle vittime e dai soccorritori. La prima telefonata è delle 13.29.42 al Nue 112; meno di due minuti dopo è trasferita alla sala operativa dei vigili del fuoco di Udine. A parlare è Patrizia Cormos, che dice di trovarsi a Premariacco, sul greto del Natisone nei pressi del Ponte Romano. Spiega di essere bloccata con altre due persone "come su un'isola" e aggiunge che l'acqua si sta alzando.

Trascorrono circa cinque minuti e alle 13.36.44: Patrizia ribadisce, con una nuova telefonata all'operatore, che il livello dell'acqua si sta rapidamente innalzando; nella terza chiamata, delle 13.48.48, Patrizia spiega che, unitamente alle due persone con lei, sta per essere raggiunta dall'acqua e chiede l'invio di un elicottero.

Il più vicino – spiega la Procura – è quello sanitario Doppio India, di stanza nella Base del 2/o Stormo dell'Aeronautica militare di Pasian di Prato, che, tempestivamente attivato, "sarebbe giunto in loco nell'arco di circa 12/13 minuti". Invece alle 13.37.53 viene inviata via terra la squadra dei vigili del fuoco di Cividale del Friuli, in quel momento impiegata per altro intervento a San Pietro al Natisone; arriva alle 13.55.47, non potendo attivare alcun soccorso essendo sprovvista dei mezzi necessari.

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Alle 13.38.00 viene inviata anche la squadra del Comando provinciale di Udine, che giunge alle 13.56.23 e non può attivare alcun soccorso a causa della distanza, superiore al raggio d'azione dell'autoscala, tra il Ponte Romano e il punto in cui si trovavano i ragazzi. Saranno i componenti di questi due equipaggi – che non sono indagati – a cercare eroicamente di tentare di raggiungere i ragazzi via terra, rischiando di essere travolti dalla corrente.

Alle 13.41.06 c'è l'erroneo avviso telefonico del Reparto Volo dei vigili del fuoco di Venezia, cui fa seguito solo alle 14.02.13, a causa di una dimenticanza dell'operatore, l'inserimento della richiesta di missione dell'elicottero Drago nel sistema informatico SO115. Il velivolo, decollato dall'aeroporto di Venezia Tessera alle 14.05, raggiunge l'area alle 14.28 circa, quando i ragazzi sono già stati investiti dalla piena.

C'è poi la parte relativa alle accuse rivolte all'infermiere della Sores Fvg, il quale, a fronte della richiesta dei vigili del fuoco delle 13.45.29, omette di attivarsi affinché sia ​​tempestivamente inviato in loco l'elicottero Doppio India. In particolare, alle 13.49.20 contatta l'Elisoccorso Fvg, peraltro omettendo di utilizzare l'apposita linea telefonica di emergenza; malgrado sia stato invitato dal responsabile della procedura ad attivare il velivolo Doppio India, più prossimo al punto in cui si trovavano le persone da soccorrere, lo fa esclusivamente alle 14.00.46, ancora una volta omettendo di utilizzare l'apposita linea telefonica di emergenza.

L'elicottero sanitario – dotato di verricello – decolla alle 14.07 giungendo sul target alle 14.13, quando i ragazzi sono già stati trascinati dalla corrente da circa tre minuti. Questo mezzo di soccorso dunque impiega soltanto 6 minuti per giungere sul greto del torrente dove i ragazzi stavano attendendo invano aiuto da 41 minuti.

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