Natisone, la mamma di Patrizia Cormos: “Ragazzi lasciati soli al telefono per minuti con musica di sottofondo”

Mihaela, madre di Patrizia Cormos – la 19enne morta, assieme ai due amici Bianca Doros e Cristian Molnar, dopo essere stata travolta dall'improvvisata piena del fiume Natisone lo scorso 31 maggio – ha potuto ieri, per la prima volta, ascoltare la voce della figlia nelle registrazioni delle varie telefonate che i giovani fecero ai soccorritori. "I ragazzi sono stati messi in attesa", per svariati minuti, "senza alcun sostegno – ha commentato la donna ai media locali in modo molto critico – Ci chiediamo come sia potuta accadere una cosa del genere. Chiunque chiami per chiedere aiuto non dovrebbe mai essere messo in attesa. Chi risponde dovrebbe cercare di rassicurare, di offrire una parola di conforto, e non lasciare che l'unico suono in linea sia una musica di sottofondo". La parte più drammatica delle telefonate è quando la ragazza lancia il suo ultimo appello: "Non abbiamo più tempo – dice ai soccorritori – non ce la facciamo più. Solo un elicottero può salvarci".
Indagati per omicidio colposo tre vigili del fuoco e un infermiere
Il mese scorso la Procura della Repubblica di Udine ha notificato la chiusura delle indagini ai difensori delle quattro persone indagate la tragedia del Natisone. Si tratta di tre vigili del fuoco e un infermiere: Andrea Lavia, di 60 anni, di Fagagna; Luca Mauro, di 49 anni, di Latisana; ed Enrico Signor, di 58 anni, di Udine, tutti e tre pompieri in servizio nella sala operativa del comando provinciale di Udine nelle drammatiche fasi del salvataggio, non riuscito, dei tre ragazzi; il quarto indagato è Michele Nonino, di 40 anni, di San Giovanni al Natisone, in servizio in quelle stesse circostanze nella centrale Sores di Palmanova.
Sono tutti accusati di omicidio colposo. Secondo gli inquirenti "i quattro operatori, mediante condotte colpose concorrenti, per imperizia, negligenza e imprudenza, hanno cagionato la morte dei tre ragazzi, sorpresi da una piena improvvisa, mentre si trovavano sul greto del fiume Natisone, che li ha trascinati e uccisi per annegamento".
Elicottero inviato sul posto con grande ritardo
Le indagini fin qui condotte hanno fatto emergere che l'agonia dei tre ragazzi travolti e uccisi dall'improvvisa piena del fiume Natisone sarebbe durata ben 41 minuti, tempo che sarebbe stato sufficiente per inviare l'elicottero sanitario, dotato di verricello, e portarli in salvo. Gli investigatori affermano che la prima chiamata di richiesta aiuto è stata fatta da una delle vittime alle 13.29, mentre il decesso per annegamento è avvenuto alle 14.10 circa.
Il passaggio principale dell'inchiesta è quello in cui si accusano, a vario titolo, i tre vigili del fuoco della sala operativa di aver "omesso di visualizzare immediatamente le coordinate geografiche del luogo da cui Patrizia Cormos aveva effettuato la telefonata delle 13.29.42, che era il greto di un fiume; di conseguenza, non hanno compreso che, in relazione al punto in cui si trovavano le persone poi decedute, l'intervento di soccorso avrebbe dovuto essere necessariamente effettuato con il velivolo più prossimo al punto in cui si trovavano le persone da soccorrere; omettevano così di chiedere tempestivamente alla Sores Fvg l'intervento in loco dell'elicottero ‘Doppio India', decollato solamente alle 14.07 circa e giunto in loco alle 14.13 circa, allorché i ragazzi erano stati trascinati dalla corrente da circa 3 minuti".