“O costruisco il futuro di mio figlio adesso che ha dieci anni, oppure quando ne avrà venti sarà già tardi.” Nico Acampora vive a Cernusco sul Naviglio, fra Milano e Monza, ma è originario di Napoli. Nico è il babbo di Leo, un bambino con autismo, e per lui ma soprattutto per il futuro di tanti altri ragazzi ha ideato un progetto buono come il pane ancora caldo. Anzi, come la pizza.
“Viste le mie radici, a casa facciamo spesso la pizza seppur a livello domestico. Con il tempo cucinare è diventato uno strumento di inclusione: invitiamo gli di amici di Leo, si sta in casa tutti insieme e si lavora sulla socializzazione. È qui che ho pensato: ‘se riesco a farlo io che sono un educatore e il mio lavoro è stare nelle scuole, perché non possono farlo anche gli altri?’”
Così, quello che era nato come gioco si è trasformato in un’attività lavorativa soprattutto per chi è più grande. Perché, come mi ricorda Nico, quando i ragazzi crescono è come se le attività per loro finissero.
“Non si parla mai di autismo e lavoro. Quando Leo ha iniziato a impastare la pizza per gioco si sporcava davvero le mani, c’era manipolazione e creatività, ma anche le tracce di un mestiere. Così una notte con mia moglie abbiamo iniziato a scrivere questo progetto: ‘PizzAut’.”
Nico sogna un luogo gestito interamente da adolescenti e giovani con autismo. Inizia a contattare genitori della zona che hanno figli come Leo, condivide il suo progetto che diventa presto il progetto di tutti. Vengono subito avviati corsi di formazione, sia per servire in sala che per stare in cucina, e i ragazzi dimostrano da subito le loro buone capacità.
“Il 2 aprile è la giornata dedicata all’autismo, così ho lanciato una sfida: dimostriamo che il 3 aprile qualcosa è cambiato davvero. Ho aperto una raccolta fondi su Facebook ed è andata benissimo, non solo in termini economici: molti locali si sono resi disponibili ad ospitare i nostri ragazzi per farli allenare, ma anche per organizzare cene di finanziamento.”
È qui che la squadra di PizzAut ha iniziato a girare l’Italia cucinando in vari ristoranti insieme a pizzaioli normodotati per fare pizze e servirle: Liguria, Lazio, Marche, Sicilia… Una collezione di cene e di risorse che passo dopo passo li avvicinano all’obiettivo di 300mila euro per aprire la pizzeria dei loro sogni.
“Questi eventi, aumentati ulteriormente dopo la nostra partecipazione al programma ‘Tu si que vales' dell’anno scorso, hanno aumentato l’impegno ma anche l’autostima dei ragazzi, che adesso si sentono più sicuri. Addirittura, ogni tanto servono la pizza nelle mense scolastiche: crediamo che l’autismo non si debba tanto raccontare ma soprattutto far vivere.”
La raccolta fondi sta andando così bene che un imprenditore ha deciso di costruire a proprie spese il loro ristorante entro dicembre 2019: il locale si troverà a Cassina de’ Pecchi, una zona servita dalla metro affinché ognuno dei dipendenti possa arrivare a lavoro in piena autonomia.
“Sarà un luogo tranquillo e con ritmi lenti, giusti per le persone con autismo e di conseguenza per i normodotati. Un posto che si contraddistinguerà per la qualità del servizio e la bontà delle pizze, perché se è vero che un cliente si presenterà la prima volta per curiosità, è anche vero che noi vorremmo che quel cliente ritornasse perché ha mangiato bene.”
Tra i componenti di PizzAut, Nico mi racconta di Alessandro, un ragazzo autistico che l’anno scorso ha partecipato al campionato mondiale di pizza arrivando 35esimo su ben settecento partecipanti, tutti normodotati!
“La prima volta che ad Alessandro abbiamo insegnato a fare la pizza gli abbiamo spiegato che doveva ‘schiaffeggiare l’impasto’. Qualche settimana dopo un insegnante pizzaiolo, parlando casualmente, gli ha detto che ‘la pizza è una cosa viva’: da quel momento Alessandro si è rifiutato di fare le pizze e noi non capivamo il perché… Solo dopo ci ha spiegato che ‘le cose vive non si schiaffeggiano’. Allora abbiamo dovuto dirgli che l'impasto andava ‘coccolato’, e così ha ripreso ad impastare.”
Da PizzAut lavoreranno circa quindici, massimo venti ragazzi. Di questi, dieci son già pronti per lavorare, gli altri verranno formati nei prossimi mesi. Tutti, ovviamente, avranno uno stipendio regolare. Un’idea piaciuta anche a Samsung Italia che, vista la difficoltà dei ragazzi autistici a prendere gli ordini, si è resa disponibile per creare un’App che permette anche a chi è non-verbale di essere autonomo con la registrazione delle portate.
“Ci tengo a sottolineare che 100mila euro li utilizzeremo per comprare l’attrezzatura per ‘governare’ le pizze nel forno, in particolare una speciale struttura che permette di appoggiare la pizza su un rullo che a sua volta entra in un tunnel che porta al forno. Una volta cotta, il rullo riporta la pizza fuori dal forno attraverso il tunnel: in questo modo i ragazzi non potranno più dimenticarsi la pizza dentro, e bruciarla. L’obiettivo nostro è renderli lavoratori autonomi a 360 gradi, non a caso il motto di PizzAuto è ‘Nutriamo l’inclusione’.”