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Napoli, sospetta scabbia all’ospedale Cardarelli: “Ci sono altri casi”

Che si tratti di scabbia, come denunciano alcuni dipendenti, o di una più generica “acarosi”, cresce la preoccupazione nell’ospedale partenopeo: aumentano i casi di contagio.
A cura di Gaia Bozza
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Pruriti, strane reazioni della pelle e diversi dipendenti a casa: è giallo all'ospedale Cardarelli di Napoli, dove nei giorni scorsi è stato lanciato un allarme a causa di una preoccupante diffusione della scabbia. La direzione sanitaria ha smentito, parlando genericamente di "acarosi": ma i dubbi restano. Restano anche perché oltre dieci infermieri del reparto di V medicina dell'ospedale hanno una sintomatologia riconducibile al parassita. Restano perché "la scabbia –  fa notare Michele Tassaro, delegato Rsu – è un acaro". "Anche tra i tirocinanti – rivela – ci sono diversi casi. In più il medico competente ha chiesto al personale medico e paramedico di lavorare sempre con i guanti. Se non c'è alcun pericolo, perché si chiede questo ai dipendenti?".

Il tempo di incubazione della malattia è di 2-6 settimane: "Questo fa sospettare che un numero imprecisato di pazienti si sia contagiato o si stia contagiando, portando il parassita a casa e diffondendolo", commenta ancora Tassaro. Il problema è non solo per il personale, ma anche per i pazienti, "persone già debilitate", fa notare.

"Il reparto va sanificato per debellare l'infezione – avverte il sindacalista – Isolare i contagiati e adottare una serie di procedure, a partire dal trattamento della biancheria sporca, per evitare che l'infezione si propaghi in modo indiscriminato".

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