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Napoli, parte l’inchiesta sulla potabilità dell’acqua

I pm di Napoli hanno acquisito dati sulla potabilità dell’acqua all’Arpac, negli uffici della Regione e di altri enti locali, e anche nella sede del comando americano, nel corso di un’inchiesta condotta sul clan Zagaria. Qualche mese fa l’articolo dell’Espresso “Bevi Napoli e poi muori”.
A cura di S. P.
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Un’indagine della Dda di Napoli punta ad accendere i riflettori su un tema che nei mesi scorsi ha creato non poche polemiche: quello della potabilità dell’acqua messa in discussione da una inchiesta pubblicata su L’Espresso dall’ormai celebre titolo “Bevi Napoli e poi muori”. Un’inchiesta sull’acqua inquinata  a causa degli sversamenti abusivi di rifiuti tossici nella cosiddetta Terra dei fuochi e che ha portato l’azienda del comune che gestisce le risorse idriche ad affermare con forza l’assoluta potabilità dell’acqua che scorre dai rubinetti della città partenopea e il sindaco De Magistris a voler chiedere un miliardo di euro di danni al settimanale. La Procura di Napoli è arrivata a disporre l’acquisizione di una serie di atti nell’ambito di un’inchiesta sull’acqua scaturita, da quanto si è appreso, da indagini su appalti assegnati a ditte sospettate di legami con il clan camorristico Michele Zagaria.

Al momento non risultano indagati – Si tratta di documenti che sono stati acquisiti, su disposizione dei pm Antonello Ardituro e Marco Del Gaudio, presso la Regione Campania, l’Arpac e presso le autorità militari americane che disposero delle analisi sulla qualità dell’acqua di Napoli e dell’intera regione.  All'Arpac, gli inquirenti hanno chiesto i risultati degli esami idrici effettuati fra il 2009 e il 2013 per conto della Regione Campania. L'inchiesta della Procura di Napoli è appena agli inizi, al momento non sono state configurate ipotesi di reato.

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