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A Napoli i falsari preferivano cd e dvd Verbatim. Ecco perché

C’era una marca di dvd e cd preferita dai falsari di musica e film a Napoli: il perché è spiegato nell’ordinanza che ha portato alla luce un giro di evasione fiscale da 250 milioni di euro e 16 misure cautelari. Fra i coinvolti anche gli ex vertici della società produttrice dei supporti ottici.
A cura di Vincenzo Iurillo
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La ragione per la quale il clan camorristico dei Mazzarella utilizzava cd e dvd Verbatim per il ricco mercato della contraffazione audiovisiva a Napoli – via Toledo è piena di ambulanti che vendono i film appena usciti e piratati – si trova tra le pieghe della maxi ordinanza sollecitata dal pm della Dda Catello Maresca e firmata dal gip Giuliana Taglialatela. Inchiesta che ha scoperto un colossale giro di evasione fiscale da 252 milioni di euro e che è culminata in sedici misure cautelari eseguite in mezza Italia dalla Guardia di Finanza di Roma. Un capitolo del provvedimento è dedicato ai rapporti tra la Verbatim e le altre società indagate nel concorrere alla frode. Trentacinque pagine di brogliacci di intercettazioni risalenti agli anni dal 2008 al 2010. Conversazioni che secondo gli inquirenti “evidenziano chiaramente che la società produttrice di supporti audiovisivi vergini a marchio Verbatim, attraverso la sua filiale per l’Italia, non solo opera in pieno accordo e consapevolezza della reale destinazione della merce, ma addirittura si avvale del sistema fraudolento per incrementare vendite e fatturato”. Così tra i destinatari delle misure degli arresti domiciliari troviamo il rappresentante legale Marco Balducci, all'epoca dei fatti responsabile amministrativo, l' ex ad, licenziato nel 2012, Mauro Santi, e il responsabile vendite sud Europa Matteo Locatelli, a suo tempo responsabile vendite Italia. Ordinanza di custodia cautelare in carcere, invece, per Luciano e Francesco Meoni, due imprenditori toscani impegnati nella grande distribuzione e nel commercio all'ingrosso.

Il business delle frodi carosello

È tutto un gioco di triangolazioni finanziarie fittizie, le cosiddette ‘frodi carosello’, attraverso società costituite in paesi a fiscalità privilegiata e in altri paesi dell’Ue. Agli atti le ricostruzioni di telefonate ed email che ricostruiscono così un percorso tipo dei supporti audiovisivi. Prima, la filiale inglese della Verbatim importa dall’Asia tramite il porto di Rotterdam. Poi, la merce viene concentrata verso la logistica tedesca di Duisburg a tutte le filiali europee. Secondo gli inquirenti il giro, e le cessioni di Verbatim Italia dei supporti a due società inglesi che a loro volta rivendono alle società “cartiere” italiane, serve a non far comparire la Verbatim italiana come importatrice sul territorio nazionale. Altrimenti dovrebbe assolvere l’Iva, e l’imposta Siae (26 centesimi per cd, 50 centesimi per dvd). Così la merce venduta ‘estero su estero’ veniva di fatto distribuita in Italia, scortata da documenti di trasporto fasulli. Per essere stoccata in depositi di Caserta e Firenze. E grazie all’omesso pagamento dei diritti d’autore, andava a finire a prezzi stracciati alle aziende campane fornitrici delle organizzazioni camorristiche operanti nella pirateria audio video.

Pirateria e Verbatim, le intercettazioni

C’è una intercettazione del 18 marzo 2008 tra Luciano Meoni e Mauro Stefano Santi sulla questione dell’imposta Siae che il Gip ritiene “particolarmente significativa”. È il periodo in cui si discute del decreto mille proroghe e di estendere la tassa anche agli hard disk. Nella telefonata Santi dice, a proposito della Siae: “Quei bastardi hanno una lobby potentissima… Non dicono un cazzo e poi riescono a far infilare dentro quello che vogliono… loro hanno appoggi a destra e a sinistra”. La Siae ha collaborato alle indagini attraverso il Servizio Antipirateria. E ora esulta per gli arresti. "Dobbiamo fare un plauso all'eccellente esito dell'azione delle Fiamme Gialle che si è giovata della collaborazione del Servizio Antipirateria e dell'Ufficio Copia Privata della Siae" afferma Sabina Riccardelli, vice direttore generale Siae. "L'importante risultato di oggi, nel campo dei supporti fisici, non deve far diminuire l'allerta sul fenomeno della pirateria digitale, molto radicato nel nostro paese, che colpisce l'industria dei contenuti, l'erario e anche l'immagine dello Stato Italiano – ha proseguito Riccardelli -. In questo senso, fortunatamente, possiamo disporre anche del prezioso Regolamento Agcom sul diritto d'autore online, uno strumento che consente una più incisiva tutela della filiera creativa tutta".

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Vincenzo Iurillo è giornalista professionista dal 2002. Nel 2009 con Bruno De Stefano ha scritto ‘La Casta della Monnezza’ (Newton Compton). Scrive sul Fatto Quotidiano sin dalla nascita della testata fondata da Antonio Padellaro, Peter Gomez e Marco Travaglio. A gennaio una sua incalzante inchiesta in più puntate da Benevento ha provocato le dimissioni del ministro Nunzia De Girolamo.
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