Non è priva di valore la comunicazione avvenuta tra Ugo Cappellacci e Michela Murgia, entrambi in gara elettorale per la presidenza della Regione Sardegna.
Lei a lui: “Sei lo Schettino della politica”. Quindi qualcuno che affonda le navi per la sua inettitudine. Lui a lei: “e lei è la Costa Concordia della politica, perché come stazza ci siamo”. E poi: “le canterei: “finché la barca va…”. Quindi una donna se è grassa sarebbe pertanto incapace di governare? E che messaggio sarebbe? Vale la pena smontarlo innanzitutto nel merito, se proprio si deve parlare di “aspetto esteriore” che ha dominato la comunicazione politica negli ultimi vent'anni.
Cappellacci è particolarmente poco attraente come sempre accade agli uomini che fanno osservazioni pubbliche sull'aspetto delle donne avversarie in politica. Ha un volto anonimo da prete spretato. E' senza capelli, e quei pochi sono una peluria grigetta. Ha una bocca senza labbra, all'ingiù come una sciabola senza manico, che esprime stizza e rancore. Lo sguardo spento è totalmente privo di carisma e vitalità. Limitato nell'eloquio, non è né simpatico né brillante. Anzi piuttosto noioso. Parla per slogan e frasi fatte che odorano di direttive calate dall'altro.
Ma come dimenticarlo mentre rideva di gusto assieme a Berlusconi in Sardegna (alla Fiera di Cagliari) durante il comizio con barzelletta sul tizio che si cambia il nome da Giancarlo a Ugo Merda? Ugo, come lui… Come non pensare allora al film di Risi “Una vita difficile” in cui il giornalista (Alberto Sordi) è diventato segretario dell'industriale che lo umilia durante una festa proprio mentre sua moglie lo sta guardando? Solo che il povero Cappellacci non ha dato un ceffone all'industriale per poi andarsene via con dignità – come invece fa Alberto Sordi nel film- ma ha solo comunicato sottomissione. E cosa può esserci di meno sexy che si traduce in qualcosa di esteticamente inaccettabile che una sottomissione servile?
Eppure malgrado queste evidenze su cui riflettere, il Cappellacci si lancia in una battuta sulle forme di Michela Murgia. Dodici anni più giovane, conosciuta anche all'estero, conosciuta nel mondo della cultura e quello civilizzato che – succede – abbia perfino idee ma anche soldi da far circolare. Michela ha gli occhi vivacissimi di quelli che ne hanno viste e patite tante, senza traccia di vittimismo, ha sorriso accattivante e soprattutto forme e fattezze per fortuna, fuori dal canone televisivo. E' sempre elegante senza essere alla moda, esprime gusto senza ostentare. Ma soprattutto originalità. Nessuno ha paura di trovarla su un magazine per donne, distesa su un divano di velluto a raccontare la sua vita personale (a parte i giornali di “politica” che vanno a frugare nel suo passato privato). Né sappiamo che farà qualche cosa contro le donne.
Non comunica disagio col proprio corpo, né dichiara alambicchi di ceroni, né finzioni di plastiche facciali, che trasmettono – nell'era degli inganni svelati – insicurezza, fragilità e disagio. Se non comunica col corpo tensioni personali ancora meno lo spirito competitivo sulla “più bella del reame” e tutti quei parametri inconsistenti coi quali le donne – che sono più della metà dell'elettorato- sono state (e si sono spesso sentite) costrette a confrontarsi. E questa si chiama personalità. Che è poi la forma numero uno della bellezza.
Di Michela appunto, sappiamo di sicuro che farà politica. Poi si potrebbe non essere d'accordo con lei, perfino trovare le sue proposte inaccettabili, false, inadeguate, ma appunto “la stazza” spiattellata con scherno dal Cappellacci, comunica ben altro. Se Michela sarà un cambio di passo importante sul come “presentarsi” all'elettorato sempre più affamato di concretezza e meno di immagini, non toglie – e siamo a una valutazione di metodo – che siamo di fronte all'ennesima valutazione sul fisico in politica. Sbagliata. Sempre. Quando il bersaglio è Brunetta. Sbagliata se il bersaglio è Berlusconi, anche se quest'ultimo ha avuto il grave torto di aver patologicamente dato un valore di primissimo piano più che all'estetica alla finzione. Alla costruzione. Svelando perfino il trucco con audacia, incarnando l'ansia del controllo dei corpi (sono di destra le politiche anti abortiste, anti eutanasia etc), in particolare il panico del sesso, e della donna, controllabile soprattutto quando ridotta al silenzio.
Così le donne di sinistra sono “maleodoranti”, le giornaliste del tg3 che fanno domande sono vestite sempre “ troppo di scuro”, fino alle note osservazioni contro Rosi Bindi. Ma prima ancora di Berlusconi, viene la mentalità antica alla Buttiglione. Che è l'origine delle cose. Interpellato due giorni fa, nella trasmissione più sadomaso dell'etere, la Zanazara, circa Daniela Santanché, ha replicato “quando non parla, la trovo incantevole”.