Muore Andrè Glucksmann: scompare il filosofo francese che denunciò il totalitarismo
André Glucksmann, saggista e filosofo, si è spento ieri notte a Parigi all'età di 88 anni.
Nato da famiglia ebraica, i suoi genitori avevano vissuto il dramma della seconda guerra mondiale. Compì i suoi studi all'Université Saint-Claud di Lione, ottenendo una cattedra di filosofia nel 1961. Allievo del grande intellettuale di destra Raymond Aron, pur avendo posizioni politiche esplicitamente di sinistra, lavorerà sotto la sua direzione per molti anni alla Sorbona e poi al CNRS, Centre national des recherches sociales.
Nel 1968 è tra i protagonisti del maggio francese, aderendo inizialmente al maoismo, facendosi difensore della rivoluzione culturale cinese e dunque in contrasto con le posizioni assunte da molti dirigenti del Partito Comunista Francese.
La fine degli anni Sessanta e l'inizio degli anni Settanta segnano una svolta profonda nel pensiero di Glucksmann, che sposa posizioni di destra e liberali rinnegando il marxismo. In particolare le opere La Cuisinière et le mangeur d'hommes, réflexions sur l'État, le marxisme et les camps de concentration, si scagliano contro l'esperienza comunista in quanto totalitarista. Le sue critiche al marxismo lo portarono dunque al contrasto con intellettuali del calibro di Pierre Bourdieu e alla fondazione, assieme al filosofo francese di ispirazione liberale Bernard Henry-Levy, del movimento dei Noveuax Philosphes, un gruppo di pensatori politici liberali; per poi col tempo assumere posizioni dichiaratamente filo americane e a favore dell'interventismo bellico a fini umanitari, oppositori di qualunque totalitarismo e fanatismo religioso.
Coerentemente con queste nuove posizioni, Glucksmann dedicherà la sua attività filosofica a fenomeni come l'ateismo in occidente e i totalitarismi religiosi, la politica liberale e la guerra in Vietnam. Il suo legame con il suo maestro Aron e con Jean-Paul Sartre, portò allo storico incontro fra i due grandi intellettuali francesi, coinvolti in un'iniziativa a favore di profughi della guerra in Vietnam.
Importante, lungo questo itinerario politico e intellettuale, anche l'analisi che Glucksmann ha compiuto, a-posteriori, del Sessantotto. Glucksmann infatti sostiene che il sessantotto è da leggersi essenzialmente come un fenomeno di ribellione e di rivoluzione culturale e di costume, paragonabile ad altri movimenti storici come l'Esistenzialismo. Glucksmann è quindi per una storicizzazione e una conseguente de-politicizzazione del '68, che consenta di vederne le profonde innovazioni di costume di fondo.