Moussa, migrante 23enne suicida al CPR di Torino: 6 indagati per omicidio colposo, 5 sono poliziotti
Dopo essere stato malmenato da tre manovali a Ventimiglia venne picchiato anche all'interno del CPR di Torino, dove era finito perché sprovvisto di documenti, da altri immigrati lì trattenuti. Le continue violenze fisiche e quelle psicologiche hanno infine indotto Moussa Balde, 23 anni, della Nuova Guinea, a farla finita impiccandosi nella sua stanza del centro di permanenza per il rimpatrio più grande del nord Italia.
I fatti risalgono alla notte tra il 22 e il 23 magio del 2021, e a due anni esatti di distanza la Procura di Torino ha chiuso l'inchiesta iscrivendo sei persone nel registro degli indagati: si tratta di cinque agenti di polizia e un medico, accusati a vario titolo di sequestro di persona e falso nonché di omicidio colposo, quest'ultimo capo d'imputazione proprio in riferimento alla morte di Moussa.
Nel mirino degli inquirenti però sono finite le storie di svariati ospiti della struttura, in particolar modo persone destinate al cosiddetto Ospedaletto, settore del CPR destinato all'isolamento sanitario che, secondo i pubblici ministeri, sarebbe stato utilizzato in maniera illegale per "ragioni di ordine e sicurezza pubblica", per "periodi decisamente sproporzionati rispetto alle esigenze", lunghi talvolta mesi, come nel caso di Abdarrahman – rimasto in quei locali per 162 giorni – e Anwer – per 106 giorni.
Sotto accusa, con ipotesi di reato diverse, sono finiti Michele Sole, dirigente dell'ufficio immigrazione della Questura di Torino e responsabile del servizio di vigilanza interna del Cpr, e gli agenti Francesco Gigante e Giuseppe Gentile. Indagati inoltre gli ispettori Antonino Di Benedetto e Fabio Fierro e il responsabile sanitario del Cpr, Fulvio Pitanti.
Al centro delle indagini della Procura l'intera struttura, dove finivano gli stranieri trovati senza permesso di soggiorno che, così dice la legge, dovevano essere riportati nei loro Paesi d'origine. Secondo il dottor Umberto Fiandra, consulente dei magistrati, "l"ambulatorio, i locali attigui e l'Ospedaletto non sono idonei", si legge nella perizia inserita negli atti d'indagine.
I carabinieri del Nas, nel corso di un sopralluogo, hanno trovato "farmaci scaduti, comprese le provette per la raccolta di campioni biologici". Assenti, poi, tutta una serie di dotazioni previste da regolamento ministeriale: "I multistix per l'esame delle urine, i test per il controllo salivare dell'Hiv, i test di gravidanza, il carrello per le emergenze".
Attenzione è stata poi posta all'Ospedaletto, "dodici unità abitative, concepite per isolare le persone, prive di finestre. All'interno non vi sono porte che isolino i servizi igienici dal resto". Secondo il dottor Fiandra "il confinamento all'interno di una struttura senza finestre, arredata in modo spartano con un cortile completamente delimitato da muri e sbarre anche sul soffitto, può influire negativamente sullo stato psicologico di chi vi è recluso".