Mottarone, la Gip: “Ringraziate che il sistema è garantista. Tadini? Accuse vaghe smentite da altri”
"Ho osservato che per il proprietario dell'impianto del Mottarone Luigi Nerini e il dirigente Enrico Perocchio non esisteva il pericolo di fuga. Non ho ritenuto per i due la sussistenza di gravi indizi per via delle accuse a loro carico vaghe e povere di dettagli. La confessione del caposervizio Tadini è stata smentita da altre risultanze" ha affermato il gip di Verbania Donatella Banci Buonamici che ha scarcerato due dei tre indagati per la strage del Mottarone. Solo Gabriele Tadini, caposervizio della funivia, resta ai domiciliari, mentre Nerini e Perocchio hanno fatto ritorno presso le loro abitazioni e restano indagati.
I pm però vorrebbero chiedere l' annullamento della scarcerazione: sono infatti in corso nuovi approfondimenti che dovrebbero far emergere eventuali comunicazioni tra il caposervizio della funivia, il proprietario e il direttore della struttura. Al vaglio sono infatti e.mail, chat e tabulati telefonici."Dovreste ringraziare che il sistema è garantista – afferma ancora la gip commentando la richiesta di revoca della scarcerazione davanti ai cronisti in attesa nei pressi del Tribunale -. Viviamo in uno Stato il cui sistema giudiziario è una garanzia, invece sembra che non siate felici. Fortunatamente l'Italia è un Paese democratico".
Nuovi sopralluoghi dei tecnici
Le indagini proseguono su più fronti: il primo riguarda la perizia sui dispositivi elettronici degli indiziati, mentre il secondo prevede nuovi sopralluoghi nei pressi della funivia del Mottarone. Nella giornata di oggi infatti gli ispettori ministeriali inizieranno dei nuovi accertamenti tecnici: i magistrati incontreranno il consulente tecnico Giorgio Chiandussi del Politecnico di Torino, nominato nel ruolo di CTU della Procura. Chiandussi dovrebbe fornire alla pm Olimpia Bossi i primi risultati di un precedente sopralluogo effettuato il 27 maggio. Si procederà poi con gli accertamenti irripetibili che si svolgeranno il prima possibile, sempre compatibilmente con la notifica delle informazioni di garanzia ai coinvolti. Nuovi eventuali indagati potranno chiedere ai legali di nominare i propri consulenti.
La rottura del cavo traente
Al centro degli accertamenti la causa della rottura del cavo traente, che a sua volta ha provocato l'intero incidente trasformato in una strage dalla disattivazione del sistema frenante di emergenza. Un'operazione effettuata consapevolmente secondo quanto dichiarato da Gabriele Tadini, caposervizio della funivia. Ha infatti confessato davanti agli inquirenti di aver viaggiato senza il sistema di emergenza per quasi un mese con lo scopo di evitare il blocco dell'impianto. Ad accertare quali altri criticità vi fossero prima della tragedia, una commissione nominata dal ministro Giovannini e annunciata durante un tavolo tecnico tenutosi a Stresa il 24 maggio.
I rapporti tra Luigi Nerini e Leitner
Al vaglio delle autorità anche la posizione del proprietario della funivia Luigi Nerini. Gli inquirenti vogliono vederci chiaro sulla natura dei rapporti che la sua società aveva con Leitner, l'azienda altoatesina che cura la manutenzione dell'impianto dal 2014. Sempre la Litner aveva provveduto ai lavori effettuati sull'intera struttura dal 2014 al 2016, occupandosi anche degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Si indaga, infatti, proprio sulla posizione dell'ingegnere Enrico Perocchio, che avrebbe secondo quanto appurato un doppio ruolo all'interno della funivia del Mottarone: non solo è dirigente dell'impianto, ma sarebbe anche dipendente della Litner di Vipiteno.
Aiuto psicologico agli abitanti di Stresa
Nel frattempo, Stresa cerca di tornare alla normalità. Nonostante le riaperture concesse con il progressivo miglioramento della pandemia da Coronavirus, locali e bar restano vuoti a causa della tragedia. Persino gli abitanti hanno poca voglia di parlare. Per loro è stato messo a disposizione il supporto psicologico di un team di specialisti. I terapeuti hanno già incontrato diversi cittadini.