Mottarone, il Tribunale del riesame scagiona i dipendenti sui forchettoni: “Non potevano disobbedire”
Il Tribunale del riesame di Torino ha deciso di scagionare i dipendenti della funivia del Mottarone per quanto riguarda l'incidente dello scorso 23 maggio. Questo è quanto si ricava da un passaggio dell'ordinanza con cui i giudici hanno disposto gli arresti domiciliari per Luigi Nerini, gestore dell'impianto, e per Enrico Perocchio, direttore di esercizio. La scelta di scagionare i dipendenti riguarda la mancata rimozione dei forchettoni che bloccano il sistema frenante delle cabine. L'ordine di lasciarli inseriti era stato impartito da Gabriele Tadini, capo servizio della funivia che dallo scorso maggio è ai domiciliari, l'unico ad aver ammesso di avere un ruolo nella tragedia dello scorso 23 maggio. Secondo i magistrati, i macchinisti non potevano disobbedire né comprendere cosa l'uso dei forchettoni potesse provocare.
I domiciliari per Nerini e Perocchio: la decisione del riesame
Secondo il tribunale del riesame di Torino, inoltre, la gip Donatella Banci Buonamici del tribunale di Verbania non tenne conto di alcuni "elementi obiettivi" quando dispose la scarcerazione di Nerini e Perocchio per la sciagura del Mottarone. Per questo motivo sono stati ora disposti gli arresti domiciliari per entrambi in conformità con Gabriele Tadini che fin da subito è stato posto sotto custodia cautelare. Banci Buonamici aveva inoltre scritto che uno dei testimoni chiave, dipendente della funivia, non avrebbe dovuto essere sentito come persona informata sui fatti perché, dopo l'audizione di Tadini, era potenzialmente incriminabile. Il tribunale del riesame però ha osservato però che gli interrogatori si stavano svolgendo nello stesso momento in sedi diverse e quindi non vi sarebbe stato alcun motivo per non ascoltare anche il testimone.
Tadini: "Decisione di mantenere i forchettoni presa di comune accordo"
Secondo quanto detto da Tadini agli inquirenti, la decisione di mantenere i forchettoni che hanno poi causato la rottura della fune e il conseguente crollo della cabina numero 3 era stata "condivisa da tutti". Nerini e Perocchio, dunque, si erano mostrati favorevoli ed erano stati informati della decisione. La testimonianza del capo servizio è contenuta nell'ordinanza con cui il tribunale del riesame di Torino ha disposto i domiciliari anche per i due imputati scarcerati.