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Motta Visconti, Carlo Lissi potrebbe aver ucciso per interessi economici

Carlo Lissi potrebbe aver ucciso la moglie Cristina Omes e i due figli non solo perché vedeva la famiglia “come una gabbia” ma anche per interessi economici. La moglie aveva stipulato diverse polizze assicurative.
A cura di Susanna Picone
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Un omicidio compiuto per interessi economici. Sarebbe questa l’ultima pista seguita dagli inquirenti che stanno indagando sulla strage di Motta Visconti. Carlo Lissi, l’uomo che ha confessato di aver ucciso la moglie Cristina Omes e i due figli di 5 anni e di 20 mesi la sera del 14 giugno scorso, potrebbe aver agito non solo per motivi passionali ma anche per soldi. Gli inquirenti avrebbero scoperto che la famiglia Omes aveva stipulato alcune polizze assicurative, alcune anche a favore dello stesso Carlo Lissi. L’uomo avrebbe dunque potuto uccidere i suoi familiari anche per riscattare un premio di polizza vita sulla moglie. Secondo quanto scrive Tgcom24, l’avvocato della mamma di Cristina Omes è in attesa di documenti dell’agenzia di assicurazioni, ma se venisse provato anche il movente economico la posizione di Lissi potrebbe aggravarsi ulteriormente.

La strage di Motta Visconti e i funerali delle tre vittime

Dopo il triplice omicidio Carlo Lissi è stato rinchiuso nel carcere di Pavia: l’uomo ha confessato di aver ucciso sua moglie e i suoi figli a coltellate perché la famiglia per lui "era diventata una gabbia". Lissi avrebbe insomma spiegato la strage familiare dicendo che non sopportava più quella vita. Ai militari che gli hanno chiesto il perché di un gesto così cruento quando per rifarsi una vita avrebbe potuto separarsi dalla moglie lui avrebbe detto che “con il divorzio i figli restano”. Dopo aver confessato il delitto di Motta Visconti, Lissi ha anche detto di volere il massimo della pena. I funerali di Cristina Omes e dei piccoli Giulia e Gabriele sono stati celebrati lo scorso 21 giugno alla presenza di un intero paese commosso. La cerimonia è stata tenuta da Mario Delpini, vicario dell’arcivescovo di Milano, che più volte ha ricordato l’eccesso di clamore mediatico che ha accompagnato il caso della strage e ha affermato che c’è bisogno di silenzio.

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