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Mostro di Firenze

Mostro di Firenze: ritorna la pista nera, ma la verità si rimanda ancora

Un nuovo attore si è aggiunto alla compagnia di giro dell’orrore, Giampiero Vigilanti 86enne, fascista ex legionario di Vicchio torna (di nuovo) nell’inchiesta del Mostro di Firenze. Si ricomincia a parlare di eversione nera, P2, Servizi segreti e mandanti occulti. Dopo quarant’anni districarsi tra verità e depistaggi sembra un’impresa impossibile.
A cura di Angela Marino
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Il ritorno del serial killer con la gorgia, con il suo fardello di misteri antichi, sangue, feticci, riti occulti e mandanti ancora più segreti, irradia di nuova luce quella Toscana selvaggia e cruenta di quarant'anni fa. Quella dei contadini guardoni e stupratori, delle donne possedute e scambiate come bestie, quella che non aveva mai riacquistato l'umanità persa nella apocalisse che fu la seconda guerra mondiale.

E in questo scenario un nuovo attore si è aggiunto alla compagnia di giro dell'orrore: Giampiero Vigilanti 86enne originario di Vicchio, nella valle del Mugello, ex legionario, ex fascista che si favoleggia essere stato organizzatore di campi di addestramento sulla Calvana. È il nuovo indagato per i delitti del Mostro di Firenze nell'inchiesta che Procura Fiorentina ha riaperto cinque anni fa a seguito dell'esposto presentato dai familiari di Nadine Mauriot, la giovane francese uccisa a Scopeti l’8 settembre 1985 con il fidanzato Jean Michel Kraveichvili. Vigilanti è una vecchia conoscenza degli investigatori del Mostro. Il suo nome era finito nell’inchiesta nel 1985 quando furono gli stessi vicini di casa a suggerire alla polizia che fosse l'autore dei delitti e nel 1994, quando, durante una perquisizione in casa gli agenti trovarono 176 proiettili calibro 22 di marca Winchester serie H, lo stesso tipo di quelli usati dal serial killer.

Il nome di Vigilanti nelle nuove indagini riporterebbe in auge la cosiddetta ‘pista nera', che ipotizzava una regia eversiva degli omicidi, all'interno della cosiddetta Strategia della Tensione. Insomma, la serie di duplici delitti della coppiette sarebbe stata pianificata per destabilizzare l'ordine comune allo scopo di con durre l'Italia al colpo di stato che avrebbe instaurato un regime totalitario. Tuttavia, se le stragi di piazza Fontana, piazza della Loggia o Bologna, potevano essere ascritte all'ambiente dell'eversione nera, con la complicità dei Servizi segreti e della Loggia Propaganda due, risulta difficile immaginare che l'uccisione di otto coppie con relativa asportazione di feticci dai corpi femminili fosse parte di un disegno eversivo destabilizzante. Si è voluto leggere nell'omicidio di Stefania Pettini, figlia di un partigiano e attivista comunista, finita accoltellata e poi penetrata con un tralcio di vite, un delitto ‘politico'. A Vicchio quel giorno era stato celebrato il trentesimo anniversario della liberazione dai tedeschi.

Come si inserisce nella pista nera Pietro Pacciani, ex partigiano e morto in attesa di un nuovo processo per i delitti? Se gli omicidi non appartengono tutti alla stessa mano, ipotesi che nel corso degli anni è stata vagliata, è comunque difficile inquadrarli all'interno di una comune strategia. Pacciani e Vigilanti si conoscevano, ma l'ex soldato della Legione Straniera ha dichiarato che non erano in buoni rapporti, anzi, una volta lo avrebbe aggredito perché, a suo dire, Pacciani avrebbe ‘rubato il lavoro' a suo padre. Restano comunque tanti dubbi, ci si chiede, per esempio come si collochi nella vicenda la consulenza del criminologo Francesco Bruno, collaboratore, fino al 1987, del SISDE. Mentre il procuratore Giuseppe Creazzo, intervistato dal Corriere, allontana come "supposizioni suggestive" le ipotesi di un ritorno della ‘pista nera' c'è chi si domanda, a distanza di quarant'anni dai fatti, quanto ancora di oscuro rimane in una vicenda troppo complessa per essere del tutto chiara.

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