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Mostro di Firenze

Mostro di Firenze, il caso si riapre: indagato un ex legionario. E spunta la ‘pista nera’

Con l’iscrizione nel registro degli indagati di Giampiero Vigilanti, 87 anni, gli inquirenti stanno valutando la “pista nera”, cioè i possibili collegamenti tra i delitti seriali delle coppiette e le stragi, gli attentati e i misteri di quegli anni, tra cui anche la loggia dell P2.
A cura di Biagio Chiariello
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Pietro Pacciani e Giampiero Vigilanti
Pietro Pacciani e Giampiero Vigilanti
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Dopo quasi 50 anni dal primo duplice omicidio legato al caso, la vicenda del Mostro di Firenze è ancora aperta. Ci sarebbero infatti nuovi indagati nel registro giudiziario su quella che da oggi resta una delle vicende di cronaca nera più sanguinosa del Dopoguerra. Se, come è vero, Pietro Pacciani è morto da innocente (assolto in secondo grado dall’accusa dell’omicidio di almeno otto coppie), sul reale coinvolgimento di tutti i personaggi entrati in questa storia permangono numerosi dubbi. Sotto l'attenzione degli inquirenti, e da oggi anche dell'opinione pubblica, torna un uomo originario di Vicchio ma residente a Prato, Giampiero Vigilanti, classe 1930, già soggetto a perquisizione nel settembre del 1985 quando nella sua casa furono rinvenuti ritagli di giornale relativi ai delitti legati al Mostro di Firenze.

Così lo definisce il quotidiano La Nazione:

Un ex legionario, originario del Mugello come Pietro Pacciani. Abile a sparare, appassionato di armi e frequentatore di poligoni. Legato agli ambienti dell’estrema destra e anche a quelli dei servizi segreti. Si racconta che organizzasse campi di addestramento sulla Calvana, negli anni della P2 e di Gladio.

A carico del nuovo sospettato ci sarebbero anche i rapporti intercorsi con Salvatore Vinci, legato alla pista sarda. Inoltre, la polizia negli anno Novanta, durante una perquisizione, aveva trovato nella sua abitazione 180 proiettili Winchester serie H: gli stessi del mostro, fuori produzione, all’epoca, da almeno una dozzina d’anni.

La pista nera

Ed è sempre La Nazione ad evidenzia come la riapertura del caso possa far riemergere clamorosamente la famigerata pista ‘nera’: “delitti studiati a tavolino o cavalcati in ambienti eversivi per distrarre magistrati e opinione pubblica da ciò che accadeva nell’Italia della strategia della tensione”. Già l’avvocato Vieri Adriani, legale della coppia di francesi uccisa nel 1985 agli Scopeti, aveva indicato questa strada. Ci sono inquietanti analogie tra stragi e misteri di quel periodo coincidente con gli anni di Piombo. Il 4 agosto ’74 esplode la bomba sull’Italicus, il 14 settembre il mostro uccide a Sagginale Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore. Prima che il 6 giugno ’81 a Mosciano venissero massacrati Carmela Di Nuccio e Giovanni Foggi, imperversava la storia della loggia di Licio Gelli e c’era stato l’attentato al Papa, senza dimenticare la bomba a Bologna dell’80.

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