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Mostro di Firenze

Mostro di Firenze, i familiari delle vittime francesi: “Nessuna riesumazione, delusi da giustizia italiana”

I familiari dell’ultima vittima del Mostro di Firenze, Jean Michel Kraveichvili, il 25enne ucciso assieme alla fidanzata Nadine Mauriot, hanno deciso di non dare il loro assenso alla riesumazione dei cadaveri. “La famiglia non ritiene più che la giustizia fiorentina sia in grado, e neppure decisa, nel cercare la verità sull’identità dell’assassino del loro caro”, ha fatto sapere il loro avvocato, Vieri Adriani.
A cura di Eleonora Panseri
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I familiari dell'ultima vittima del Mostro di Firenze, Jean Michel Kraveichvili, il giovane ucciso assieme alla fidanzata Nadine Mauriot, hanno deciso di non dare il loro assenso alla riesumazione dei due cadaveri. Dopo i tanti anni di indagini, i parenti hanno abbandonato ogni speranza di poter conoscere l'identità del killer.

A spiegare con una lettera la decisione è stato l'avvocato che sta seguendo le famiglie delle vittime francesi, Vieri Adriani, come riporta il quotidiano toscano La Nazione. La coppia fu uccisa nel settembre 1985, i due giovani di 25 e 36 anni si trovavano in una tenda da campeggio in località Scopeti quando il killer delle coppie li uccise.

La coppia francese uccisa dal Mostro di Firenze
La coppia francese uccisa dal Mostro di Firenze

"La famiglia è stata così spesso delusa dalle risposte della Procura di Firenze alle sue legittime domande – criticano i parenti di Kraveichvili – che ora sembra sterile e stravagante aspettarsi qualcosa di decisivo". Nei mesi scorsi Adriani aveva aperto una nuova pista investigativa.

Dopo il ritrovamento di tracce di Dna sconosciute, con alcune concordanze sui proiettili usati dal Mostro, aveva ipotizzato di riesumare il corpo del giovane francese morto a 25 anni, per trovare nuovi elementi che portassero a fare luce sull'identità dell'assassino.

"Dopo averci riflettuto a lungo, la famiglia ha deciso di declinare la proposta rivolta dal loro avvocato. Le delusioni fino a quel momento erano state troppo grandi, i disinganni e le battute d'arresto troppo numerose, perché la famiglia potesse sperare ancora una volta nella giustizia fiorentina, che non ritiene più in grado, e neppure decisa, nel cercare la verità sull'identità dell'assassino del loro caro", aggiungono.

I parenti accusano di "inidoneità" le autorità giudiziarie toscane. E portano alcuni esempi dal loro punto di vista: oggetti smarriti (17 foto del viaggio della coppia in Italia e il calco delle impronte di anfibi sulla scena del crimine), mancate comunicazioni all'avvocato, distruzione di cartucce (appartenevano all'indagato Vigilanti) prima dello svolgimento di esami.

"Questi sono solo alcuni esempi dei torti subiti, delle ripetute delusioni sopportate fino alla stanchezza", scrivono ancora i familiari, spiegando che è per questo che non hanno acconsentito "che i resti mortali del loro congiunto venissero disturbati, che la loro vita venisse nuovamente stravolta, per poi trovarsi di fronte a nuove prove dell'incapacità e, senza dubbio, della non volontà dell'istituzione giudiziaria fiorentina di fare luce sui delitti".

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