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Mose, sollevate per la prima volta tutte le paratoie: “Tifiamo perché l’opera funzioni”

Prove generali per il funzionamento del Mose, il sistema di dighe mobili che dovrebbe proteggere la città lagunare da maree e acqua alta. Oggi è in programma il primo test completo del sollevamento delle 78 paratoie che compongono l’opera, alla presenza del Premier Conte. Non mancano proteste e disordini.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine da Twitter.
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Sono terminate a Venezia per le prove generali per il funzionamento del Mose, il sistema di dighe mobili che dovrebbe proteggere la città lagunare da maree e acqua alta. Oggi, infatti, è in programma il primo test completo di sollevamento delle 78 paratoie che compongono l'opera. Oltre al sindaco, Luigi Brugnaro, anche il premier Giuseppe Conte è arrivato in visita alla "Control room" installata all'isola artificiale insieme ai ministri De Micheli, Lamorgese e D'Incà, dove si è fatto illustrare dai tecnici e dal progettista Alberto Ossola, il funzionamento delle famose paratoie. Ma non mancano le proteste degli ambientalisti per l'opera, la cui data di consegna e fine lavori è stata fissata al 31 dicembre 2021.

Prove Mose e interdizione del traffico marittimo

Per la prima volta nella storia, anche se solo per alcune ore, la Laguna di Venezia è chiusa completamente al mare per l’effettuazione del primo test completo delle 78 dighe mobili del sistema Mose, dal momento che è stata decisa l'interdizione completa del traffico marittimo. Sull'isola artificiale che divide la Bocca di Porto del Lido è stata approntata una "Control room" da cui si potranno seguire le operazioni di sollevamento e discesa delle paratoie nelle quattro "bocche", da nord a sud: Lido-Treporti, Lido-San Nicolò, Malamocco e Chioggia. È proprio qui che si sono riuniti i rappresentanti di Governo, Regione e Comuni per fare il punto della situazione. "Questo Mose va completato e dobbiamo fare in modo che il prossimo autunno-inverno ci sia uno strumento di salvaguardia", ha detto il presidente del Consiglio, aggiungendo: "Siamo qui augurandoci che il Mose possa funzionare e rispondere all'obiettivo. Abbiamo un approccio laico e pragmatico. Questa opera ha attirato critiche e dibattiti, è stata avversata e auspicata, rallentata nell'esecuzione, su cui si sono addensati episodi di corruzione e malaffare che ne hanno compromesso il completamento. Non dobbiamo dimenticare nulla, è la storia", ha concluso. "Abbiamo seguito le prove singole dei mesi scorsi e tifiamo perché l’opera funzioni", ha detto invece il sindaco Brugnaro.

Le proteste con barche davanti San Marco

Screen da Local Team su Facebook.
Screen da Local Team su Facebook.

Non sono mancate nel giorno delle prove generali del Mose le proteste di una decina di imbarcazioni che si sono radunate davanti Piazza San Marco. Guardati a vista da imbarcazioni della polizia, i barchini hanno alzato bandiere contro le grandi navi e contro quella che definiscono un’opera inutile. "È giusto avere dubbi, è giusta la dialettica – ha detto il premier Conte rivolgendosi ai protagonisti dei disordini -, ma dico a chi sta protestando, ai cittadini e intellettuali, concentriamoci sull'obiettivo di completare il Mose. Facciamo in modo che funzioni. Di fronte all'ultimo miglio la politica si assume le proprie responsabilità e decide che con un ulteriore sforzo finanziario si completa e si augura che funzioni". La risposta di Massimo Cacciari, ex sindaco di Venezia: "Ci hanno bloccato con tutte le loro forze, inondandoci d'acqua con gli idranti. Ora siamo tornati alla base fradici e con le barche mal messe ma soddisfatti perché il risultato l'abbiamo ottenuto, il nostro dissenso ventennale è stato sentito da tutti. Speravano di spegnere le voci fuori dal coro, non ci sono riusciti".

"Ancora 18 mesi per completare l’opera"

"Il Mose non è finito, ci sono 18 mesi di lavori e test, bisognerà avviare il collaudo tecnico funzionale e poi alcuni anni di rodaggio per l’avviamento, per la progressiva ottimizzazione con procedure trasparenti e controllo rigoroso dei costi", ha detto la commissaria alla conclusione del Mose di Venezia, Elisabetta Spitz, aprendo la cerimonia per il sollevamento delle dighe mobili. L’opera, ha proseguito "ha una storia travagliata e controversa, a noi è stato affidato il compito di portarla a termine. Una lunga pagina si chiude, Ringraziamo i veneziani per la lunga pazienza. Con le prove dei prossimi mesi sarà già possibile dal prossimo autunno il sollevamento in caso di maree altissime e salvare dall’acqua alta la Laguna".

La storie del Mose tra polemiche e ritardi

Il termine Mose è acronimo per "Modulo Sperimentale Elettromeccanico" e designa una barriera fra la laguna di Venezia e l'Adriatico per scongiurare gli allagamenti. Nello specifico, si legge sul sito internet ufficiale, si tratta di "4 barriere costituite da 78 paratoie mobili tra loro indipendenti in grado di separare temporaneamente la laguna dal mare e di difendere Venezia sia dagli eventi di marea eccezionali e distruttivi, sia da quelli più frequenti. Le barriere sono collocate alle bocche di porto di Lido, Malamocco e Chioggia. Il Mose può proteggere Venezia e la laguna da maree alte fino a 3 metri e da un innalzamento del livello del mare fino a 60 centimetri nei prossimi 100 anni". Sul Mose, i cui lavori sarebbero dovuti finire nel 2016, si sono riaccesi i riflettori lo scorso novembre, quando la città lagunare ha registrato il record del livello di alta marea dal 1966, toccando quota 1 metro e 87, distruggendo case e danneggiando persino la Basilica di San Marco. Nel corso degli anni non sono mancati gli scandali. Nel 2014, il Consorzio Venezia Nuova, concessionario del ministero delle Infrastrutture per la realizzazione dei lavori, è stato persino commissariato dallo Stato, visto che vari suoi membri erano stati coinvolti dalle indagini della magistratura per aver ricevuto fondi illeciti e avevano patteggiato la pena.

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