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Morto Paolo Ravasin: lottava con la Sla da 15 anni

Simbolo della battaglia per il testamento biologico e la libertà di dire no all’accanimento terapeutico. E’ scomparso nella clinica dove era ricoverato a Monastier, 10 chilometri da Cessalto (Treviso).
A cura di B. C.
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Paolo Ravasin, presidente onorario della "Cellula Coscioni" di Treviso, da 15 anni affetto dalla Sla, è morto all'età di 53 anni, a Monastier, in provincia di Treviso. Era diventato uno dei simbolo della battaglia per il testamento biologico e il diritto alla eutanasia. Ravasin soffriva della stessa sclerosi laterale amiotrofica che aveva ucciso Luca Coscioni. Proprio dell’associazione intitolata al politico e docente universitario scomparso nel 2006 Ravasin era diventato uno dei rappresentanti più rilevanti, sostenuto anche dal movimento Radicale trevigiano e italiano. Il 20 luglio 2008 girò un video-testamento nel quale manifestava con forza il suo “no” all’accanimento terapeutico, attestando la sua intenzione di battersi contro qualsiasi tipo di trattamento forzato. "Nel momento in cui non fossi più in grado di mangiare o di bere attraverso la mia bocca – diceva Paolo – oppongo il mio rifiuto ad ogni forma di alimentazione e di idratazione artificiale sostitutive della modalità naturale".

L'anno dopo, all'indomani dell’approvazione in Senato del DDL Calabrò contro il testamento biologico, rivolse un appello ai Presidenti della Repubblica, del Senato e della Camera, affermando: “questa legge, che non consente a me, che sono pienamente capace di intendere, è manifestamente anticostituzionale”. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, accolse il suo messaggio, pur ribadendo di essere tenuto “a un atteggiamento di rigoroso riserbo”ed esprimendo l’auspicio che “prevalga l’impegno a individuare soluzioni il più possibile condivise”. Nel 2012 aveva ottenuto la nomina di sua fratello Alberto ad amministratore di sostegno; ruolo che prevede, tra l'altro, il potere di sostituirsi a Paolo qualora non fosse stato più cosciente o capace di esprimersi in capo al fratello. Ora che se ne è andato, spetterà dunque al fratello  far rispettare le direttive anticipate di fine vita espresse da Ravasin.

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