Morto nel pozzo, Giuseppe Pedrazzini non è annegato. L’autopsia: “Non c’era acqua nei polmoni”
Giuseppe Pedrazzini non è annegato ma è morto presumibilmente prima di finire nel pozzo dove poi è stato ritrovato dopo mesi. È quanto emerge dall'autopsia effettuata sul corpo del 77enne il cui cadavere è stato rinvenuto lo scorso 11 maggio nell'impianto di famiglia di Toano, sull'Appennino in provincia di Reggio Emilia.
Secondo quanto riportato da La Gazzetta di Reggio, l'esame autoptico, effettuato all’Istituto di Medicina legale di Modena, non ha evidenziato la presenza di acqua nei polmoni, escludendo così che l'anziano fosse ancora vivo quando è finito nel pozzo. L’esame ha anche escluso la presenza di traumi sul corpo tali da far pensare a una morte violenta: sul cadavere dell'anziano sono stati riscontrati ematomi e fratture compatibili con la caduta nel pozzo, profondo otto metri, di cui quattro con acqua.
Si tratta di alcuni degli elementi dell'autopsia la cui relazione completa, verrà resa nota tra 90 giorni, che indicherebbero un decesso avvenuto per cause naturali. All'autopsia si aggiungeranno poi gli accertamenti istologico e tossicologico, per escludere l’avvelenamento o l’assunzione di medicine che possano aver fatto sopraggiungere la morte. Intanto i legali della famiglia di Giuseppe Pedrazzini, l'avvocato Rita Gilioli, che assiste Marta Ghilardini, ed Ernesto D’Andrea, che assiste Silvia Pedrazzini e Riccardo Guida, hanno affidato una perizia al dottor Giorgio Chiessi.
Nei giorni scorsi la moglie di Pedrazzini, scarcerata a quattro giorni dall'arresto, ha reso delle dichiarazioni spontanee agli inquirenti accusando la figlia e il genero di aver gettato il marito nel pozzo. Il movente di questo gesto sarebbe stato la volontà da parte dei tre di continuare a incassare la pensione dell’uomo. Ma sono tanti ancora gli aspetti da chiarire. Sul caso continuano a indagare i carabinieri coordinati dal pm Piera Cristina Giannusa.