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Morto l’Alpino più vecchio d’Italia: Cristiano Dal Pozzo aveva 102 anni

Nato a Rotzo il primo dicembre 1913, il ‘vecio’ a 2 anni e mezzo già aveva conosciuto la guerra come profugo. Reduce da due Guerre Mondiali, Era l’alpino più vecchio d’Italia e apriva tutti i raduni nonostante le sue precarie condizioni di salute.
A cura di B. C.
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Cristiano Dal Pozzo, l’alpino più longevo d'Italia, se ne è andato all’età di 102 anni. Nato a Rotzo il 1 dicembre 1913, la ‘penna nera’ protagonista di decine di adunate, negli ultimi era stato ridotto ad una sedia a rotelle. Reduce di Abissinia, di Rotzo, Sezione Monte Ortigara di Asiago, era passato attraverso il profugato, due Guerre Mondiali, la guerra d’Etiopia, il deserto della Libia prima di finire  in un campo di prigionia tedesco. Dopo la Seconda Guerra Mondiale aveva fatto ritorno nel vicentino. Assente l'anno scorso a L'Aquila in occasione dell'adunata nazionale, la prima volta dopo 47 partecipazioni consecutive, non era voluto però mancare a giugno al raduno Triveneto degli alpini.

“La morte di Cristiano Dal Pozzo, la ‘penna nera’ più vecchia d’Italia, mi riempie di commozione e di tristezza”, lo ricorda il presidente del Veneto Luca Zaia. “Lo ricordo ancora sfilare, insieme agli alpini di tutta Italia, alle adunate nazionali. E mi porto nel cuore la memoria viva di due anni fa, a Pordenone, quando nel raduno nazionale delle penne nere, alle quali non voleva mai mancare, abbandonò la carrozzella nella quale era costretto dagli acciacchi dell’età e con un atto di estrema forza, dignità e orgoglio, tipico degli alpini, volle sfilare sotto la tribuna, tra gli applausi e gli abbracci della folla” dice ancora il governatore.

"Da anni era capace di far fermare il fiume di alpini delle adunate nazionali quando con la sua divisa della guerra d'Africa si alzava in piedi di fronte al labaro nazionale – afferma Elena Donazzan, l'assessore regionale all’Istruzione, alla Formazione e al Lavoro del Veneto, – La prima volta che lo vidi, mi stupì per fierezza e, nonostante il passare degli anni e una fragilità sempre più evidente, non ha mai rinunciato ad onorare la sua divisa e quelle tante medaglie d'oro fissare nel vessillo nazionale degli alpini".

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