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Morto il cardinale Ersilio Tonini, aveva 99 anni

Era il parroco più anziano d’Italia. Dopo le sue dimissioni da vescovo nel 1990 decise di vivere all’Opera Santa Teresa di Ravenna, dove ieri è morto. Non era affetto da malattia alcuna. Celebre per il suo racconto dei dieci comandamenti in tv al fianco di Enzo Biagi.
A cura di Andrea Parrella
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La morte di Ersilio Tonini è stata annunciata questa mattina da monsignor Lorenzo Ghizzoni, durante una serafica messa all'alba celebrata sulla spiaggia di Milano Marittima. Se ne va il parroco più anziano d'Italia, che aveva da poco compiuto 99 anni. Non solo il più anziano, ma certamente uno dei più celebri, noto ai telespettatori del piccolo schermo per quell'attitudine al giornalismo dimostrata per tutta la vita, in particolare quando, dopo aver consegnato le proprio dimissioni da vescovo, collaborò in televisione con Enzo Biagi per un programma rimasto storico "I dieci comandamenti all'italiana". Morto senza soffrire, come dice appunto monsignor Ghizzoni, affermando anche che negli ultimi giorni non si muoveva più, tuttavia non a causa di una malattia.

Il suo stupore per la vita è stato filo conduttore di un' intera esistenza, per una carriera vescovile cominciata nel 1969 a Macerata e Tolentino e finita solo nel 1990, quando dopo aver consegnato le dimissioni che Giovanni Paolo II accettò, decise di vivere lì dove è morto questa notte, all'Opera Santa Teresa di Ravenna. Celebre fu la sua battaglia in difesa di Enzo Biagi, allorquando Berlusconi pronunciò l'oramai celeberrimo editto bulgaro indirizzato a Santoro, Luttazzi e appunto l'amico giornalista. Le parole furono dure, già da allora: "Lo hanno ucciso. È stato un ostracismo. Enzo Biagi dava fastidio, non era utile ed è stato cacciato. La Rai si è derubata c'era un tranello, una motivazione che non era degna. Ero suo amico e sono anche un uomo che conosce un po' la realtà. Biagi non è stato solo un uomo della tv, ma anche una persona che ha combattuto per la giustizia e la libertà, un uomo di una schiettezza piena. Non si possono trattare gli uomini come pezzi da giocare". Fermamente convinto dell'importanza del giornalismo, ma solo nella sua funzione profetica ("Se il giornalismo smette di averla è niente") Tonini ha vissuto gli ultimi mesi senza rinunciare ad esprimere i propri pensieri, per quanto con un filo di voce e immobilizzato a letto. Il suo ruolo sociale si colloca presso gli ultimi, quelli vicino ai quali ha sempre scelto di rimanere, come quando nel 1975, da arcivescovo di Ravenna, decise di lasciare l'appartamento della diocesi per donarlo ad un gruppo di tossicodipendenti. Muore un uomo buono, uno spirito candido, una mente raffinata.

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