Morto Giorgio Guastamacchia, agente di scorta di Conte: “Grande poliziotto, non lo dimenticheremo”
“Giorgio era innanzitutto un uomo con la U maiuscola e un poliziotto a 360 gradi. Una persona squisita, di sani principi. Sarà impossibile dimenticarlo”. A parlare è Loris Pessina, collega dai tempi in cui il presidente del Consiglio era Matteo Renzi e che da allora ha diviso con Giorgio Guastamacchia la tutela di Gentiloni e oggi di Giuseppe Conte. L'agente di polizia è morto oggi, ucciso dal coronavirus.
“Giorgio era molto corretto, leale, un uomo dedito al lavoro in maniera pazzesca. E anche alla famiglia, chiaramente. Uno che quando si metteva un’idea in testa la portava avanti fino in fondo. Certo, era un tipo particolare, e per questo ci siamo anche scontrati qualche volta. Ma sempre con rispetto reciproco”.
L'uomo oltre l'agente
Il ricordo aiuta a dare forma concreta a un nome che rischia di diventare solo un numero nella conta delle vittime del coronavirus. Le parole di Pessina umanizzano, restituiscono il profilo di un uomo di 52 anni entrato in polizia nel 1988 e che negli ultimi 15 anni si era dedicato alla protezione delle più alte cariche dello Stato.
L’ultima volta che hanno parlato è stato il 10 marzo, un paio di giorni dopo Guastamacchia ha manifestato i sintomi del Covid-19 ed è stato ricoverato al Policlinico di Tor Vergata. “Lo hanno intubato quasi subito, non abbiamo avuto più modo di sentirci – continua Pessina, che ha preso lo stesso grado di sostituto commissario un mese dopo l’amico – Nella chat di gruppo con gli altri colleghi abbiamo vissuto con grande apprensione l’evolversi delle sue condizioni, anche il presidente Conte si è interessato e veniva informato quotidianamente sul quadro clinico. Il premier è molto attento ai suoi uomini, glielo riconoscono tutti. In ogni caso erano settimane che non entrava in contatto con lui, quindi non ci sono rischi di contagio”.
Poi, gli ultimi 5 giorni, le condizioni di Guastamacchia sono precipitate. “È un grande dolore, forse lo è ancora di più perché solo 10 mesi fa è scomparso un altro caro amico e collega delle scorte, Paolo. Anche Giorgio aveva sofferto molto per la sua morte. È pazzesco pensare che non c’è più neppure lui. Giorgio riempiva le giornate a tutti. Ricordo che gli piaceva moltissimo ballare i latinoamericani e che era una buona forchetta, sempre pronto a mangiar bene. Era anche un intenditore di vino (ride, ndr). Sul lavoro, poi, non c’è nulla da dire: parlava più lingue, era uno stimato istruttore degli altri agenti di scorta, aveva un’ottima mira. Mi ripeto, era un poliziotto completo. Non a caso sono in tanti a tributargli i giusti onori”.
L'addio di Conte su Facebook
Il un post su Facebook il presidente del Consiglio Conte ha ricordato l'agente: "Per tutti noi che l’abbiamo conosciuto, per i colleghi del servizio di protezione, per i dipendenti della Presidenza del Consiglio, è un momento di grande dolore. Ci stringiamo alla signora Emanuela, ai suoi figli e ai suoi cari, per esprimere loro i nostri sentimenti di commossa vicinanza. Rimarrà in me indelebile il ricordo della sua dedizione professionale, dei suoi gesti generosi, dei suoi sorrisi ravvivati da un chiaro filo di ironia".
L'omaggio dei premier
La notizia della scomparsa dell’agente è stata accolta con cordoglio dagli alti gradi della polizia e della politica, a partire proprio dagli ex premier e da alcuni esponenti del parlamento che hanno preferito porgere le condoglianze alla famiglia in forma privata. Guastamacchia aveva due figli di 28 e 28 anni nati dalla relazione con la precedente moglie. “Guastamacchia era un professionista serio che sapeva come prendere precauzioni ma questo nemico invisibile è subdolo, può colpire anche semplicemente andando al supermercato – commenta Massimo Nisida, segretario generale provinciale del sindacato Fsp Polizia Roma – Chiaramente lui rientra nel quadro dei soggetti più esposti. Non starò a dire che bisogna fare i tamponi a tutte le Forze dell’ordine ma forse per alcuni casi come il suo sarebbe opportuno provvedere all’accertamento. Se non altro per consentirgli di lavorare con meno pressione psicologica”.