Morto dissenguato a Taranto, fermato il figlio di Antonio D’Angela: l’avrebbe ucciso “per errore”
Svolta nel caso del 60enne morto dissanguato ieri nelle campagne di San Marzano di San Giuseppe, in provincia di Taranto, dopo essere stato colpito da un'arma da fuoco. Per il delitto di Antonio D'Angela è infatti stato fermato il figlio dell'uomo, Angelo D'Angela, 27 anni.
L'accusa per lui è di omicidio volontario. A quanto si apprende sarebbe stato lui, durante una lite con altre persone, a esplodere il proiettile che, in maniera accidentale perché destinato altre persone, ha colpito il padre alla coscia sinistra, recidendo l'arteria femorale.
È stato proprio Angelo a trasportare poi il padre in ospedale dove, nonostante i tentativi dei medici, per lui non c'è stato nulla da fare.
Con il 27enne in carcere per concorso in omicidio è finito anche il 42enne Massimiliano Papari. Decisive, per le indagini, le testimonianze delle persone con le quali padre e figlio, titolare di un'azienda agricola in cui si allevano anche cavalli, stavano litigando. Angelo D'Angela, sparando contro un'altra persona, secondo il pm Francesco Ciardo, che ha firmato il provvedimento di fermo, aveva comunque intenzione di uccidere, solo che il colpo, nella concitazione degli eventi, ha raggiunto suo padre, morto poi dissanguato.
La discussione, da quanto si apprende, sarebbe partita durante una riunione dell'Associazione Trainieri, nel centro di San Marzano di San Giuseppe. Ogni anno, l'associazione, è impegnata nella tradizionale processione delle fascine: rami d'ulivo trasportati a cavallo per il grande falò della festa patronale del 19 marzo.
Alla base della discussione, però ci sarebbero stati i recenti dissapori tra membri dell'associazione. Ora si attende l'udienza di convalida dei due fermi chiesti al gip dal pubblico ministero.